Rassegna storica del Risorgimento
STATO PONTIFICIO
anno
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1934
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pagina
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198
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198 Libri e periodici
nomina a Comandante delle truppe napoletane in Alla Italia, il maggiore incarico politico e militare del momento.
II 3 maggio, dopo una maialila di sei giorni, il generale si imbarca per Ancona, fiducioso nel suo esercito, anche se conscio delle difficoltà militari politiche che si oppongono alla spedizione, ed entusiasta fino all'eroismo. Non si troverà cosi presente alla tragica del 15 maggio, giornata che segnerà l'inizio della reazione da parte di re Ferdinando e rappresenterà la fine in idea del regno di Napoli . Tra i primi alti del nuovo ministero Cariati fu Tim-mediato richiamo delie truppe mandate in Italia col -Pepe, attraverso un ordine perentorio, recato il 22 maggio a Bologna, nuovo quartiere generale delle truppe, dal brigadiere Antonio Scala. Inviando quest'ordine il re non aveva preveduto il fermento che sarebbe scoppialo nelle popolazioni del bolognese, e quel che più conta - la tragedia che avrebbe sconvolto il euore del vecchio generale. Contemporaneamente alla lettera di richiamo giunge al Pepe una note' volissima lettera del Mamiani, che, attraverso un cenno 6ul dispiacere di Pio IX n afflittissimo dell'ordine di retrocedere in eoi vede un nuovo gran male per la povera Italia , lo esorta alla disobbedienza. Ma in un primo momento il P. non pensò a ribellarsi apertamente agli ordini del suo sovrano; cedette anzi il comando delle truppe allo Statella, e si mise in disparte deciso ad andare ad arruolarsi come semplice volontario nello Stalo Maggiore di Re Carlo Alberto. Ma più tardi la popolazione di Bologna nel sentire la trista notizia della contromarcia tanto nociva alla causa italiana, venne sotto i balconi della sua abitazione pregando/o di non ritornare nel regno con le truppe... .
Memore allora, dei fatti di tutta la sua vita e freneticamente applaudito dai dimostranti egli promise al popolo bolognese che in luogo di voltare le spalle agli Austriaci avrebbe valicato il Po a dispetto del governo indegno della sua povera Patria. E scrisse, infatti, al Ministro della guerra, che egli non obbediva agli ordini impartitigli, per lo spirito dell'esercito che era propenso alla guerra, per gli ostacoli che Marchigiani e Romagnoli avrebbero opposto alla ritirata delle truppe, per l'ignominia, infine, che ne sarebbe venuta al governo se egli avesse ricondotto in patria l'esercito. Contemporaneamente il generale scrisse una lettera al Re, richiedendo la revoca dell'ordine di richiamo.
Riguardo ora alla disobbedienza del Pepe agli ordini borbonici di rimpatrio debbo dire che il Monti e il Paladino sono mollo più d'accordo di quanto non appaia a prima vista. Entrambi, infatti, notano la grave divergenza tra il vero svolgersi degli avvenimenti e il racconto che dei fatti diede il P. nelle sue memorie, in cui egli quasi si dipinge promotore della dimostrazione di Bologna e si vantò di aver pensato subito a non eseguire gli ordini del re, e tacque del tutto intorno al comando ceduto allo Statella; insieme, i due Illustri studiosi, accennano alle insistenze che il Pepoli e gli altri fecero per convincere il generale a riprendere il comando; ancora d'accordo il Monti e il Paladino, danno lutto il loro giusto peso alle dimostrazioni di Bologna. In conclusione le due (liligentissime ricerche portano ad attenuare il gesto di Guglielmo Pepe; ma ciò, si intende, non deve autorizzare a lacerare l'aureola di gloria* in cui l'ha avvolto la tradizione. Le irresolutezze del P, si spiegano con un elemento psicologico, ben messo in rilievo da Gino Doria, nel suo lavoro su G. Ullòai ogni uomo d'onore può bene immaginare la tragedia intima che si svolse in quel militare combattuto tra la ubbidienza agli ordini del sovrano cui aveva giurato fede e il richiamo della patria che ora altrove: tra il dovere di Napoletano e il sentimento di Italiano.
Malgrado la defezione della maggior parte del mo esercito Guglielmo Pepe JI 10 giugno passa il Po, precettato e seguito da scarsa truppe regolari e da entusiasti volontari; il 13 giugno è a Venezia, il 1>1 è nominalo Comandante Generale