Rassegna storica del Risorgimento

QUESTIONE ROMANA ; MENABREA LUIGI FEDERICO
anno <1916>   pagina <62>
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62 JLvawfaw Ammutini
che sarebbe stato presieduto la quarta volta dal Menabrea, uè diventando egli presidente, a patto che fossero conservati al meno tre'de' ministri precedenti e che non si toccassero i due bilanci della guerra e della marina.1 Insistette il Lanza o per essere rice­vuto dal Re, o che lo lasciassero libero, e finalmente Vittorio Ema­nuele si decise a concedergli -un'udienza il 30 novembre. Con nobile franchezza il Lattea chiese che, su l'esempio dell'Inghilterra, maestra di costituzionalità e dove ogni nuòvo Ministero ha diritto d'allon­tanar dalla Oorte le persone avverse, fossero anzi tutto rimossi dalle loro cariche il primo aiutante di campo, il gran maestro delle cerimonie e il ministro della Beai' Oasa: rispose il Re che non poteva e invitò B Lanza a pensarci su la notte, ma quello la mat­tina seguente gli scrisse, confermando essergli impossibile assu­mere il governo, se il suo desidèrio non era soddisfatto. Cedette dunque Vittorio Emanuele sul primo punto, raccomandando al Lanza nella suaJìelffeéra del 2 dicembre l'integrità de' bilanci della guerra a della marina, jperche cosi era necessario viste le condizióni estere ed interne.8 Ma nuove difficoltà insorsero dal partito mili­tare, nessun generale, e ammiraglio prestandosi ad accettare sotto tali condizioni qae' due.portafogli; e, perchè il Oialdini si faceva pa­ladino de' colleghi, stanco e disgustato Qiòvaniii Lanza finalmente gli disser Dal momento che m'impedite di comporre un ministero quale io credo opportuno, incaricate vene voi medesimo e,: inviata [ al He la definitiva rinunzia all'incarico, partì per la campagna. Non pia fortunato nelle sue pratiche il Oialdini, ch'ebbe dal Be il medesimo mandato ; egli tentò il Ohiaves e il Sella, ma n'ebbe la dichiarazione che non era possibile altro Ministero, fuorché quello del Lanza, e si riconobbe impotente all'impresa. Gli successe fi Sella, che fece telegraficamente pregare il Lanza di tornare da Ron­caglia a Firenze, protestando di non voler conchiudere nulla senza l'assenso e appoggio di Ittlr il Lanza, dimenticato lo sdegno, con la sua nobile abnegazione si arrese, venne e si accordò col Sella; sicché Vittorio Emanuele, che una seconda volta, addolorato dal gran ritardo, aveva persino pensato ad abdicare, congedava, benché sempre a malincuore, i tre personaggi incriminati
1 VITTORIO -BBRSKZIO, 11 Regno di Vittorio Emanitele, VHIj 840. Iuta (*HIKOK, Annali d'Italia, III, 260. Per il Lanza vedasi anche TÀVABEIW, La vita e i tempi di tìvfc