Rassegna storica del Risorgimento

QUESTIONE ROMANA ; MENABREA LUIGI FEDERICO
anno <1916>   pagina <64>
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Avanomio A vanitoli
pontificio fossero ritirate; ma naturalmente senza frutto. Ammise nondimeno la Francia col Governo italiano essere conveniente che la potestà laica si tenesse estranea a ogni discussione teologica e con questo concetto il Ministro degli esteri francese emanò una circo­lare diplomatica a tutte le Legazioni, incoraggiato dal suo Parla­mento, dove il facondo e influente .deputato Emilio Ollivier soste­neva questa linea di condotta.
Intanto Pio IX sceglieva a presidenti del Concilio cinque cardinali a lui fedelissimi, De Angelis, De Luca, Bizzarri, Oapalti e Bilio: uno solo, per la sua profonda conoscenza del latino, in grado di ben dirigere le assemblee, il Oapalti* Prestabiliva inoltre il regolamento per le medesime, tutte le minuzie prevedendo, tranne la lungaggine delle discussioni, a cui rimediò con altra disposizione posteriore, aggiungendo, cosa gravissima in simile materia, che non fosse necessaria l'unanimità e dovesse bastare il voto della maggioranza: Heomsitis auteni suffraglia, id decer netur quod malori -Patrum numero ylacuerit. È da ricordarsi che i Principi cattolici e i loro rappresentanti non erano stati invitata al Concilio; né avevano creduto opportuno di valersi d'un loro diritto, interve­nendovi, sicché la libertà delle deliberazioni appariva assoluta.
Erano alla testa degli ultramontani, che attraverso la defini­zione dogmatica dell'infallibilità tendevano a chiudere Pantago-uismo tra Stato e Chiesa con la consacrazione dell'indipendenza di questa, il cardinale anglicano Manning e i vescovi francesi Pie e Piantici' : pochi dunque i Francesi illustri, benché con ogni cura il Pontefice avesse in ogni tempo attratto a sé, proteggendolo, il Otero dì Francia. Un partito di mezzo era condotto dal cardinale arcivescovo di Bouen, de Bonneohose, antico avvocato, coi cardi­nale Donnet e con Guibert, arcivescovo di Tours, aiutati utilmente dal vescovo di Nevers, monsignor Foroade. Antinfallibilisti risoluti furono invece il cardinale Schwarzenberg, arcivescovo di Praga, Rauscher, arcivescovo di Vienna, l'ungherese Haynald, gli Slavi Simor e Strossmayer e tre francesi, Dupanloup, vescovo d'Orléans, Darboy, arcivescovo di Parigi, e Maret, primate di Saint-Denis. Costoro cercarono invano di raccogliersi in gruppo: si potè tuttavia costituire tra essi una commissione internazionale per le risoluzioni in comune sotto la presidenza del Rauscher: ma geueralmente prevalse la riunione secondo la nazionali M Francesi, come tali,