Rassegna storica del Risorgimento

QUESTIONE ROMANA ; MENABREA LUIGI FEDERICO
anno <1916>   pagina <76>
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76 Avanoiwlo Amaci ni
situazione delle finanze e del tesoro, preparando i provvedimenti e disegni di legge di maggiore urgenza e utilità. La relazione del Ministro delle finanze era fatta al Parlamento il 10 e 11 marzo; essendoci nn disavanzo constatato di 161 milioni, occorrevano 110 milioni d'economie e aumento d'entrate ordinarie, 51 di nuovi debiti. Uno de7 dicasteri più colpiti dall'economie doveva essere,. per 25 milioni, quello della guerra: si sarebbero elevati il dazio consumo, le tasse di ricchezza mobile, su gli affari, scolastiche, su le vetture, ecc. Epperò a coprire il disavanzo a, tutto il 1870 biso­gnava procurare la somma di 200 milioni, da raccogliere per 80 con un prestito e per il rimanente con un'operazione presso la Banca nazionale. Disgraziatamente non tratte l'economie poterono effettuarsi e nello stesso bilancio della guerra si dovettero ben presto affrontar nnove spese per il dislocamento di truppe in Eo-magna, dove le province di Ravenna e Forlì erano assai trava­gliate dalle sette, così da richiedere misure speciali di repressione. Fu destinato a tale scopo il prode e abile generale Escoffier e, assassinato questo da un ispettore di pubblica sicurezza ch'egli aveva fatto trasferire, gli successe, con scarso frutto, un altro valentissimo generale, il Bobilant,* le agitazioni non cessavano e grande era l'inquietudine del Governo. Questa fu aumentata dal nnovo movimento rivoluzionario suscitato da' Mazziniani in Pavia, Piacenza, Bologna e altrove; si tentò nientemeno che una solle­vazione militare contro la Monarchia (24-26 marzo) e alcuni scia­gurati giovani, nel cui numero era il caporale Pietro Barsanti, in Pavia, ascoltando la voce nefasta di chi li chiamava alla rivolta, usarono le armi contro i loro ufiiziali. Domata subito, tra le uni­versali riprovazioni, quella specie di pronmmeV'to, pochi dagU belli, afuggiti al carcere e alla fucilazione, ripararono nel Cantori Ticino e, con una bandiera rossa, su cui era scritto il motto : Dio t popolo, rientrarono invano nella provincia di Como e in Valtel­lina capitanati dall' inglese Giuseppe Hath.au; non trovarono ap­poggio nelle popolazioni e si dispersero in poclrij giorni (29 mag-
gio-2 giugno).
Altri moti d'insurrezione si manifestarono ne' circondari di Catanzaro, Volterra e TQggio di Calabria, ma senza partecipazione di soldati. Più grave quello di Catanzaro pei la presenza d'un tìglio da. Garibaldi, JSiooiotti; corse voce* e il Lanza alla Camera