Rassegna storica del Risorgimento
QUESTIONE ROMANA ; MENABREA LUIGI FEDERICO
anno
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1916
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pagina
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80
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Avaìmnìo Avampnt
di Data: se no mostrò scontento il solo ministro della Bussi, Gorbcuacow-, ano de' meno propensi all'opera del Concilio. Né meno scontenti furono, a Boma, i prelati della minoranza, che per mezzo di monsignor Darboy chiesero a Napoleone UE il richiamo del Ban-neville, senza che gli si fosse designato musnccessore (21 maggio) j ma l'Ollivier vi si oppose. Del resto V Imperatore, in massima, 0Ee> deva non essere giunto il tempo d? uscire, all'estero, dalla riserva e astensione adottata quasi dappertutto, adottando nna politica attiva ben definita,1 e preferiva che l'Ollivier non stornasse, per allora, la sua attenzione dall'interno. Si arrese dunque POllivier, cedendo il portafogli degli affari esteri al duca di Gramont, ambasciatore a Vienna e momentaneamente in licenza: il 22 maggio Grainont partiva per presentare in persona a "Francesco Giuseppe le sue lettere di richiamo : il 24 era informato dal Beust, non senza gran sorpresa, delle trattative segrete per una triplice alleanza. La confidenza avvenne dopo che a stento si potè indurre tele-graficamente Napoleone III a permetterla. Il progetto era proprio d'un'alleanza offensiva e difensiva tra Francia, Italia e Austria* Ungheria, ma non poteva ancora dirsi un vero trattato, mancando le firme e la ratifica. Vittorio Emanuele, infatti, aveva ripetutamente dichiarato che senza l'evacuazione del territorio pontificio gli era impossibile di concludere, perciò le negoziazioni s'intendevano come sospese, non come rotte, e i tre Sovrani avevano riconosciuto questa situazione, scambiandosi lettere autografe. Quelle di Francesco Giuseppe e di Napoleone IH contenevano la promessa reciproca di buon accordo, con la riserva dì non stringere alleanza con un terzo Stato senza essersi prima intesi tra loro. Una lettera simile di Vittorio Emanuele, soggiunse il Beust, c'era a Parigi in mano di Napoleone III; ternato quindi Gramont alle Tuilieries, il 29, mezz'ora prima del consiglio de' Ministri, vide, nelle mani del Sovrano le due lettere di Francesco Giuseppe e dì Vittorio Emanuele; quest'ultima, precisamente, del tenore indicatogli dal Beust, ma, quantunque secondo ogni evidenza fosse redatta insieme co' Ministri non facendovisi nessuna menzione d'essi, a differenza di quella del-. l'Imperatore d'Austria restava un documento, che non impegnava per nulla il Governo italiano. Siccome Napoleone HI non aveva
t QbMyons, J> o-> XEEC, 430.