Rassegna storica del Risorgimento

QUESTIONE ROMANA ; MENABREA LUIGI FEDERICO
anno <1916>   pagina <81>
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I Napoleone IH e l'Italia SI '- J
copia della sua risposta a Francesco Giuseppe, la si foce venire da Vienna: ma la cosa restò segreta tra l'Imperatore e Gramoat. Dopo il plebiscito, anche Talhouefc si era dimesso, non per dis­sensi con l'Oliivier, ma per dovere di partito, essendosi allonta­nati il Buffet e il Darnà' lavori pubblici si chiamava Plichon* Mège assumeva la direzione dell'Istruzione pubblica, cessando l'in­terinato del 'Richard, e alPOUivier, per dargli anche officmlmente nel Gabinetto una distinzione, si era offerta la vicepresidenza. No­tevole che, pressato dalle insistenze*dell'arciduca Alberto d'Austria, il quale era d'accordo con Francesco Giuseppe, alla une di maggio Napoleone III convinse il Ministro della guerra Le Boeuf a in­viare il generale Lebrun a "Vienna per concertare un piano di guerra, secondo i preliminari della triplice alleanza, ma Lebrun non potè ottenere l'impegno da parte dell'Austria, e in conseguenza anche dell'Italia, a mobilitare l'esercito in caso di guerra nei me­desimo tempo che la Francia. Quattro furono le conferenze, a Vienna, col generale Lebrun, la cui missione (28 maggio, 21 giugno) rimase un mistero per lo stesso OUivier.
Già a Roma il Ooncilio, sordo alle voci di moderazione, essen­dosi squagliata, nel momento decisivo, la minoranza, si avviava alla proclamazione dell'infallibilità. Pio IX, che diceva di sentire l'iufallibilità e quindi la voleva a ogni costo, era fuor di so per l'opposizione degli avversari e le lungaggini della discussione: - La Chiesa ne uscirà infallibile , sclamò una volta celiando, ma io sarò fallito . Intatti alla Santa Sede spettava il provvedere al mantenimento di tanti prelati, soprattutto della maggioranza, fer­mati a Roma per la votazione. La quale avvenne finalmente il 18 luglio e con la bolla Pastor aeternus in jtuuHca sessione in Va. tiaana Basilica, celebrata l'infallibilità era decretata con le parole: eiusmodì Roma/ni Pontificie dejinitiones esc sese non autem ex con-senstc Ecclesiae irreforinabiles esse. Uex sese, identificando sempre pia la Chiesa col Papa, rappresentava il massimo della vittoria per gli ultramontani Solo cinquantacinque vescovi della minoranza, essendosi dispersi tutti gli altri, non votarono in favore o, per me­glio dire non votarono affatto, dopo avere però notificata al Papa la
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