Rassegna storica del Risorgimento

QUESTIONE ROMANA ; MENABREA LUIGI FEDERICO
anno <1916>   pagina <88>
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Avaiwinio A vaticini
veva il 15 luglio a Gramont, dimostrandogli necessario l'abbandono di Civita vecchia per parte di quella brigata francese, purché se ne avvertisse la Corte di Roma e in pari tempo si chiedessero a Firenze delle garanzie per la frontiera. Inoltre notificò direttamente questa risoluzione a Vittorio Emanuele, invitandolo alla ripresa delle negoziazioni per la triplice alleanza, e pregò Gramont ài predisporre il progetto correlativo, da sottomettersi contempora­neamente al giudizio di Firenze e di Vienna, Perciò il mede­simo giorno 15 luglio Metterai eh, ambasciatore austro-ungarico, assistito da Witzthum, e Uigra, insieme col Vimercati, si riunirono al Ministèro degli affari esteri in Parigi, accettando le proposte di Mettermeli : imporre alla Prussia di mantenere in Germania Io gfatu quo su le basi integrali del trattato di Praga: avutone un rifiuto, le tre Potenze alleate le dichiarerebbero guerra: Francia e Austria, mettendo in linea tutte le loro forze, l'Italia prima 60 e poi altri 40 mila nomini, da concentrarsi a Monaco: indi gli alleati si accingerebbero a eseguire il piano di guerra discusso e approvato in Vienna tra il generale Lebrun e l'Arciduca Alberto, piano che Napoleone III conosceva già. La sera del 15 Witzthum partiva per Vienna, Vimercati per Firenze. Con telegramma del 17 Vittorio Emanuele, reduce dalla caccia, rispondeva all'appello del­l'Imperatore, dicendosi pronto a rispettare i suoi impegni, ma in­dicandone implicitamente le due condizioni : la partecipazione del­l'Austria e l'evacuazione del territorio pontificio. Otteneva tuttavia dal Ministero che per rinforzare l'esercito si richiamassero due elassi, si facesse acquisto di cavalli, si armassero due corazzate. Era, come Lanza disse in Parlamento, un mettersi sul vero piede di pace, che avrebbe facilitato, in caso di bisogno, il passaggio al piede di guerra. Il Gabinetto italiano dunque accolse la proposta dell'Imperatore, fatta conoscere dal Be, di riprenderete trattative in base al ritorno alla Convenzione di settembre. Anche il Sella vi aderì. Ma quando Vittorio Emanuele propose che del ritiro delle truppe francesi si facesse il primo articolo d'un trattato d'alleanza con la Francia, l'unanimità venne meno, considerandosi dal Sella e da altri il suddetto ritiro come l'adempimento d'un dovere, che non meritava gratitudine; bisognava bensì risolvere la questione dell'alleanza su diverse considerazioni, epperò in questo la libertà de' Ministri rimaneva intatta.