Rassegna storica del Risorgimento

QUESTIONE ROMANA ; MENABREA LUIGI FEDERICO
anno <1916>   pagina <96>
immagine non disponibile

96
Avanoinw Avancini
con evidente iattura della Nazione in un'ora così difficile: sr mara­vigliò elle rimanesseso al Governo coloro, i quali, assumendolo, avevano mostrato di nutrir tanta fede nella pace all'interno e all'estero, mentre all'interno era aumentato il brigantaggio e si do­vevano deplorare i luttuosi fatti delle Bomagne, le rivolte di Pavia, Piacenza, Catanzaro, Cecina e gli arruolamenti clandestini un po' dappertutto. Investi principalmente il Ministro della guerra, che non godeva più la fiducia dell'esercito e, perciò, avrebbe dovuto dimettersi: infine disse cbe bisognava stringere l'alleanza con la JSéancia. Indignato, il Sella si alzò, chiedendo al generale con che diritto abusasse della sua alta condizione per parlare in nome del­l'esercito e per invitare il Ministro della guerra ad allontanarsi dal suo posto: gli domandò, anche, se quello, per avventura, non fosse un pronunciamento. In rincalzo Visconti Venosta aggiunse che una guerra all'estero non era stata preveduta da nessuno; quanto a Koma, la proposta di ritirare le truppe, ritornando alla Convenzione di settembre, averla fatta spontaneamente la Francia: ma con la violenza non si poteva risolvere una questione di compe­tenza morale come quella e il Governo era deciso a non lasciar prendere ad alcuno l'iniziativa per la sua soluzione. Ebbe ultimo la parola Lanza, difendendo la sua opera come Ministro dell' interno e dichiarando che il Governo faceva il maggiore assegnamento sul patriottismo dell'esercito, in cui aveva la maggiore stima, e biasimò apertamente che il Gialdini, consigliando il ritiro d'un Ministro, si sostituisse in tal modo alla Corona. H 4 agosto, nella successiva adunanza, Cialdini protestò contro l'accusa mossagli, d'avere tentato un pronunciamento, e il ministro Govonel illustrò l'economie attuate nell'esercito per impellenti necessità finanziarie e disse che, per avere un esercito come quello deliberato da Cial­dini, sarebbe stato appena sufficiente aumentarne il bilancio della guerra di 40 o 50 milioni. Esaurita la discussione, si approvò un ordine del giorno presentato dallo Scialoia con un'aggiunta del Cambray-Digny: Il Senato, udite le dichiarazioni del Ministero, nonché quella con la quale dichiara che provvederà agli urgenti armamenti, ne prende atto e, confidando ch'egli saprà tutelare
t Com'è noto, pochi giorni di poi il Govone, la cui mente era stata scon­volta da quella drammatica lotta, lasciava il portafoglio della guerra al gene­rale Ricotti,