Rassegna storica del Risorgimento

1815 ; BOLOGNA ; ROSSI PELLEGRINO ;"GUELFIA"; GIOACCHINO MURAT
anno <1916>   pagina <138>
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1" Domenico Spadoni
di garanzia; di subordinazione e di disciplina nel soldato. Pochi erano i bravi, sebbene vi erano. Il Re soltanto valeva per ognuno e per tutto addimosbravasi intraprendente attivo fermo coraggioso e bravo capitano. Egli però mancava di piano e di quei talenti politici militari che si esigevano alla direzione di questo presente colossale progetto, e contro una delle prime Potenze dell'Europa e nel punto che vari principi eran ritornati ai loro Governi, e non mal si adopravano a recare dovunque delle idee luusingbevoli di un felice avvenire. L'Italiano, sebbene non più unito, sebbene scarso di mezzi, sebbene in preda a grandi mali, sentiva tutto il pregio di divenire Nazione a quegli che aveva imperato sull'universo, nobile e giusto desiderio che proprio esser deve ad ogni buon cit­tadino; ma d'altronde vedeva quanto chimerica era l'idea e come pretendevasi con un vocabolo, in un giorno, e co' più barbari del­l'Italia, l ed esposti ovunque ai movimenti degli emuli di una felice rigenerazione, vedeva dico vana pretenzione di voler sovvertire tutta l'Italia istessa, onde avvolgerla quindi in un maggiore abisso di mali. Lo spirito pubblico prevenuto sensibilmente di tatto questo fu scosso, e si riconcentrò nel più profondo silenzio e meno gli indicati soggetti tutti rimasero aspettatori non però indifferenti della difficile lotta.
Trascorso in preparativi e in isperanze il 9 aprile, il IO cadevano ai Napoletani le ultime illusioni sullo stato delle forze austriache : queste tutto a un tratto si rivelarono nella loro efficienza attac-
i II Rangoni allude ai Napoletani, a coi esso non risparmia espressioni e giudizi ingiuriosi quanto esagerati, dicendoli d'ai òro non bnoni ohe di rubare e di nascondersi precipitosi al primo vedere un soldato nemico >, e giungendo perfino a scrivere : * Converrebbe come in Tartaria una muraglia che separasse il regno di Napoli dal rimanente d'Italia onde non aver più alcuna comunicazione con popoli OOai rivoltosi, vili, ignoranti, barbari ed infingardi. É una vera disgrazia per coloro che nascono di genio e di questi la fama ne conserverà preziosamente il nome. Senza le occorse defezioni il ite Gioacchino difenderebbesi ancora >. Certo i Napoletani con le loro violenze, con le loro rapine e con la loro indisciplina indisposero le città per cui passarono, e ne son piene tutte le cronache e ne rimase anche poi uno strascico di disprezzo fra i patrioti, come di popolo vile e senza carattere > (Vedi SPADONI D. Un poeta cospiratore e confidente. Macerata, Tip. Mancini, 1902, p. 28). Ma conviene guardarsi dal troppo generalizzare, men­tre anche nell'esercito- nap-olebano non mancavano I buoni e i valorosi e gran parte del discredito ad esso derivò dagli elementi criminali arruolati per riempire i quadri di oerti reggimenti e dalla necessità di razziare in culi soldati .roron messi dall'Incuria dei Governo-