Rassegna storica del Risorgimento
UNGHERIA
anno
<
1935
>
pagina
<
117
>
LIBRI E PERIODICI
ADOLFO COLOMBO, Pagine sul Risorgimento; Torino, Chiantore, 1933-XII, in~8 pp. 144.
Quell'infaticabile e appassionato cultore degli studi di storia del Risorgimento che è il Colombo ha riunito in volume alcuni tra i molti suoi saggi sparsi in riviste e giornali tra il 1920 e il 1931. Articoli divulgativi li definisce l'autore, che li ha voluti ripubblicare senza aggiungervi parola e senza mutare sillaba per non toglier loro nulla della spontaneità con cui furono scritti, ma in ognuno di essi v'è sempre o l'apporto del documento nuovo bene scelto, o la rievocazione sotto diversa e più chiara luce di personaggi e di eventi scarsamente o imperfettamente conosciuti.
Ecco in Principi scolari (p. 2) i figli di Carlo Alberto intenti agli studi sotto la guida dello scolopio Isnardi, che aveva il suo da fare a incitare la svogliatezza di Vittorio Emanuele, cosi diverso dal più docile Ferdinando. E lettere di Ferdinando di Savoia duca di Genova al Lamarmora (p. 9) ci permettono di apprezzare ancora meglio l'indole schietta e la viva intelligenza di questo principe sabaudo. Ai Processi politici del 1833 è consacrato un altro articolo (p. 17), ispirato dal noto libro che il Passamonti compose sulle tracce segnate dal Luzio. Ad incitare gli studiosi a studiare i documenti delle minori città piemontesi è dedicato il saggio Cronache inedite del Piemonte nel Risorgimento: Val d'Aosta (p. 24), mentre in altre pagine il Colombo rievoca felicemente Ottavio Thaon di Revel ministro di Carlo Alberto (p. 30) e La colpa e il processo del generale Ramorino (p. 35), per questo attingendo a memorie inedite di Luigi Torelli. Nei Gazzettieri (p. 44) concorda con il Solitro nel giudizio sfavorevole su Luigi Mazzolai e su Pietro Perego, informatori prezzolati. Lo storico avvenimento dell'll febbraio 1929 gli offre modo di ricordare JI grande ministro piemontese e la conciliazione (p. 49); carteggi inediti lo inducono a intrattenersi piacevolmente intorno al viso incorniciato da due lunghi riccioli di Costanza d'Azeglio (p. 56). Editore di due volumi dell'edizione nazionale garibaldina è logico che il Colombo si occupi anche delle vicende del Nizzardo, ed ecco Come Garibaldi scampò dal processo dopo Aspromonte (p. 62), come è giusto che a lui piemontese non spiaccia di indugiarsi a rievocare H dottor Giambattista Bottero in un carteggio inedito (p. 70). Il diario di Giacomo Durando lo mette sulle tracce d'un poeta in un momento drammatico della vita italiana (Giovanni Prati e la crisi di Mentana, p. 82), un volume di G. E. Curatalo lo porta a studiare nel loro dissidio Mazzini e Garibaldi (p. 87), Maria de Solms-Rattazzi e un suo libello (p. 91) lo inducono ad aggirarsi attorno a quella troppo vivace M.me Rattazzi, che una sera osò presentarsi ad un ballo, in casa Peruzzi, quasi nuda, in costume di Arianna, vestita di una semplice pelle di pantera (chi sa che ghiotta cicalata ne avrebbe fatto il Panzini sul Corriere della Sera...). La mostra storica Vittorio Emanuele II nella mole antonelliana di Torino è pretesto ad una lunga, interessante scorribanda tra quelle carte e quei cimeli (p. 95). E vecchie carte sono anche quelle che gli permettono di seguire La presa di Roma nelle caricature del Pasquino (p. 113).
Un salto, e siamo fuori del Risorgimento tradizionale. Il Colombo sente chiaramente, però, che il Risorgimento non s'è chiuso con le cannonate di Porta Pia e a lui, studente universitario allora, Adua e le guerre d'Africa appaiono giustamente nuove pagine di quella stessa storia. Per questa ragione hanno luogo nella sua pubblicazione i due saggi, condotti su documenti nuovi, sul Generale Vittorio