Rassegna storica del Risorgimento

REPUBBLICA ROMANA (1849) ; CHECCHETELLI GIUSEPPE
anno <1916>   pagina <198>
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Non mi rattrista tanto la perdita dell'amico. Sia per religione, sia per filosofia dobbiamo tutta rassegnarci a vedere assottigliare le fila dei cari compagni della nostra vita fino a che giunga la nostra volta. Ma ciò che grandemente mi addolora è il pensare all'ingratitudine e noncuranza della patria verso un uomo che lottò da atleta, come da potentato a potentato per l'indipendenza della nostra Italia contro il Governo teocratico, mentre sentì l'aura popolare tutta benigna verso molti di coloro che nei calami­tosi tempi ci sfuggivano come eretici o appestati, ed ora ci chia­mano preti o alleati dei preti proclamando se stessi progressisti di modo che essi in ogni burrasca si rimangono ritti e noi andiamo capovolti,
Ma d'altra parte mi consola il vedere una raccolta di uomini insigni, molti della vecchia guardia, qui riuniti a testimoniare con la loro presenza della virtù dell'estinto. La sua ombra sde­gnosa, che forse qui d'intorno si aggira, spero vorrà placarsi w tanta manifestazione del nostro affetto e specialmente nel leggere le bèlle parole incise su quel marmo, dettate dall' illustre Mauiiani onore delle lettere, delle scienze della Patria, al cui nome si chinano riverenti italiani e stranieri amici e nemici.
E questa, si protesta a vendicare presso i posteri le onte gli oltraggi patiti dal compianto amico Giuseppe Ghecchetelli, e cosi abbia pace l'anima sua .
Dopo di lui così si espresse il cav. Alessandro Righetti.
Ecco spenta una nobile vita che ebbe unico scopo, il bene iiiBeparabile della Patria e del Re. Giuseppe Ohecchetelli non i più I Noi educati da Lui all'amore della patria, della libertà, alla religione del dovere lo piangiamo estinto.
Fu prode in campo, saggio nei consigli, forte nelle avversità: ha provato quanto riesca molesto non piegare la schiena ai prepotenti accolti nella Reggia o riuniti in piazza, egli scende nella tomba cavaliere senza macchia, senza paura, Le sue sofferenze atroci, i disinganni crudeli furono largamente compensati: la patria fc grande, il Gran Re cinse la corona d'Italia in Campidoglio, l'Augusta Dinastia di Savoia regna e forma cogli Italiani una sola famiglia.
Ohi ti disse matto, quando esponevi impavido il petto al piombo nemico, quando affrontavi con animo sereno l'ergastolo, l'esilio, ha forse raccolto del tuo martirio, ma non come te, l'approvazione