Rassegna storica del Risorgimento

1848 ; ESERCITO
anno <1935>   pagina <199>
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Corpi franchi del Quarantotto 199
Noaro in Castelnuovo e Lazise il 10 e 1*11 aprile, che i corpi franchi non sostenuti da truppe regolari e collocati in luoghi pericolosissimi, fossero destinati a un completo sbaraglio. Onde fu redatto un appello al Governo Provvisorio di Milano, perchè si interessasse in qualche modo del corpo dello Zain-beccari, che ai repubblicani stava molto a cuore.1J
Ma, come è noto, VAlto Reno restò tutto solo davanti a Legnago. Delle cose colà operate reca fedele testimonianza e interessanti particolari illustrativi una lettera, che qui rife­riamo, diretta al direttore de L'Italiano dal dott. Rinaldo Andreini chirurgo del battaglione.
Padova, il 22 aprile 1848.
È necessario che tu sappia la verità sulla nostra mossa di ieri e che la pubblichi.
Noi fummo, come tu sai, i primi a transitare il Po, sperando che quanti lo avessero giurato in nome della Indipendenza Italiana, ci avrebbero seguito. Senza però occuparci di essi, ci mettemmo in relazione col generale Sanfermo, il quale dietro le intelligenze prese in prevenzione col Durando, ci fece perla via di Trecenta, Badia e Montagnana occupare il castello di Bevilacqua. Questo castello di costruzione feudale ridotto allo stile moderno era forte per lo addietro; è oggi superabile con quat­tro colpi di cannone. Ci acquartierammo non ostante in quella pericolosa posizione, a sei miglia dalla fortezza di Legnago, attendendo che le altre colonne civiche pontificie occupassero Badia, Montagnana, Coto­gna e Lonigo, linea di difesa concertata, come ho detto, dal Sanfermo per agire di conferma coi Crociati veneti di Montebello. Appena stanziati a Bevilacqua quei Crociati furono sopraffatti dagli Austriaci e costretti a ritirarsi in Vicenza. Nessun altro corpo occupò i punti designati; il Sanfermo si dimise e noi restammo soli, isolati, in faccia al nemico con 300 nomini. S'invocarono dal comandante Zambeccari rinforzi e munizioni da Venezia e si chiesero cannoni; andai io stesso a Venezia e ne partii con l'ordine di abbandonare Bevilacqua. Portai l'ordine al comandante, il quale, per l'onore del corpo e per amore umanitario di
i) G. MAZZINI, Scritti Editi e Inediti, XXXV, Ep. XIX, n. 2394. 2) L'Italiano, n. 42 dei 26 aprile 1848.