Rassegna storica del Risorgimento

1848 ; ESERCITO
anno <1935>   pagina <200>
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Giovanni Natali
quelle popolazioni, soprasiedette. Intanto arrivavano avvisi di poter essere attaccati dal nemico. Volo a Badia, mi rivolgo al Col. Ferrari, invoco in nome della indipendenza e della fratellanza soccorso; mi vien ostinatamente negato per mancanza d'ordini da parte di Durando.
Si resta in questo stato a Bevilacqua. Intanto i nostri facevan fre­quenti scorrerie sotto le mura di Legnago, sempre guidati dall'Aiutante Masini, catturavano un cannoniere che veniva spedito prigione a Padova, e obbligavano un corpo di Croati ad abbandonare ilposto della Polveriera.
Il 19 verso il mezzogiorno una trentina di Ulani, spalleggiati da un distaccamento di fanti si avanzavano verso il posto avanzato del Ponte Pitocco. II Sergente capo-posto Didaco Facchini richiama a sé cinque uomini di Guardia Civica del paese esposti al di là della barricata: quattro ritornano e il vice-caporale rimane. Gli Ulani si avanzano, il Facchini ordina il fuoco, fa ripetere a grida di gioia una seconda scarica dai suoi 13 uomini e dalle relazioni posteriormente avute sappiamo che ebbe feriti 3 soldati; uno gravemente alla spalla, e due cavalli. Gli Ulani retrocedono ed al galoppo rientrano a Legnago, trascinando seco il vice-caporale che avevano trovato nella prossima casa, abbandonando i foraggi lungo la via e saccheggiando alcune case di coloni.
Nel tempo stesso si presentava alla barricata un posto di fanteria che poco dopo si ritirava appena veduti approssimarsi 40 uomini circa dei nostri, guidati dall'intrepido Masini, che si spinse con essi fin sotto all'indicato posto della polveriera.
Alle 10 antimeridiane del 20 ci giunge un avviso che alle 5 del mat­tino erano entrati in fortezza provenienti da Mantova 1200 fanti, 300 cavalli, 6 pezzi da campagna. Indi sappiamo che il comandante ha chiuse tutte le porte della città per intercettare ogni comunicazione. In poche ore ci pervengono diverse conferme di queste notizie. Alle 3 pomeridiane ci arrivano da Padova due cannoni da 8 senza cavalli, senza il compi­mento degli attrezzi necessari, senza munizioni preparate. Alle ore 4 il comandante ed io ci presentiamo al Comitato di Montagnana per esporre la probabilità di un attacco, l'impossibilità della resistenza, la necessità di una ritirata. Non ti dirò la costernazione di quegli ottimi fratelli italiani, non ti posso esprimere il nostro dolore. Niuno seppe opporsi alla ragionevolezza del nostro disegno. Alle 10 della sera, con pessimo tempo, vuotammo il castello di Bevilacqua senza lasciare un uomo, un'arma, un bagaglio, alle 3 del 21 giungemmo ad Este, ne ripar­timmo alle 8 ed al mezzogiorno fummo in Monselice, movemmo di là alle 3 pomeridiane ed alle 7 entrammo in Padova con pioggia dirotta. Questa è la breve e veritiera esposizione delle cose.