Rassegna storica del Risorgimento
ISTRUZIONE PUBBLICA ; LOMBARDO-VENETO
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1935
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217
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Corpi franchi del Quarantotto 217
pericolosi repubblicani e il loro capo come un irrequieto ambizioso, amante di popolarità, legato al basso ceto e ad elementi facinorosi. La venuta dell9Alto Reno era considerata dai più pavidi come il certo principio di disordini rivoluzionari. C'era chi avrebbe voluto accoglierlo a fischi, come truppa vinta, c'era chi non lo avrebbe voluto dentro la città.
Per vincere questa ostilità il colonnello Zambeccari, che, d'altra parte, contava in Bologna molti amici ed ammiratori, ed aveva la sua rocca forte nella redazione dei giornale Il Povero , provvide a che vi fosse illustrata e magnificata l'opera sua di comandante, e la valentia del battaglione. Del quale divenne fervido apologista il suo cappellano don Tommaso Scalfarotto veneziano, che avendo abbandonato per l'invasione austriaca il suo ufficio di arciprete a Salgareda (Treviso), si era unito sul Piave ai Cacciatori dell'elfo Reno e come cappellano aveva fatta con loro la campagna del Veneto, ed era stato quindi testimone oculare delle imprese da essi compiute.
Da prima, una stampa in forma di lettera, datata da Ferrara il 19 giugno e che comincia : Carissimo amico, oggi in sul mezzodì ... (Tip. delle Muse alla Capra) espose i fatti della capitolazione di Treviso, scagionando lo Zambeccari di non avere eseguito l'ordine di ritirata a Venezia, e concludendo così: Io porto fiducia che questi prodi saranno ricevuti dai nostri concittadini con quelle ovazioni con le quali meritevolissimamente sono stati accolti stamane gli Svizzeri . Il battaglione entrò in Bologna il 22, accolto con freddezza; la Gazzetta , rievocando quel giorno i fatti di Vicenza del 20 e 21 maggio, ricordava solo le Legioni Romane, senza neppure nominare VAlto Reno,
Allora insorse Il Povero (n. 21 del 25 giugno) con un articolo intitolato H Battaglione Cacciatori dell9Alto Reno, esaltandone le gesta e concludendo amaramente: Il battaglione torna in patria con armi tolte al nemico d'Italia, ma in