Rassegna storica del Risorgimento

ERITREA ; COLONIE
anno <1935>   pagina <250>
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250 Giovanni Maioli
in coi (lo vediamo bene) soffiano, con tutta la forza, i caporioni; il popolo che si prepara, sotto V azione animatrice e riscaldatrice dei novelli tribuni, alla riscossa, a schiacciare ogni sorta di dispotismo. Che F animazione e l'accensione degli spiriti abbiano potuto produrre certi effetti, non deve far meraviglia.
Se il Pontefice e il Ministero non aiuteranno la guerra dell9 Indi­pendenza italiana, che faranno i Popoli Pontifici? Si domanda il Gal­letti, con magniloquente slancio, Che farà Roma, che faranno le Province, che faranno specialmente la Italiana Perugia, la caldis­sima Ancona, le prodi Romagne, la generosa e valorosa Bologna, o per meglio dire che dovranno far esse? .
E risponde, additando la via: Bisogna levarsi tutti a guisa di un corpo gigante e soccorrere i fratelli con tutte le forze nostre; bisogna astringere il Pontefice ad essere con noi, e se non sarà con noi e piena­mente con noi, bisognerà che facciamo da noi, esterminando e cac­ciando gli ostacoli .
Si rivolge, quindi, ai peritosi, ai timidi, agli incerti, che costitui­scono una parte non cattiva, ma inerte della nazione, e li invita a scuotersi, per unirsi agli uomini più coraggiosi, ai veri Italiani onde il Governo sia con noi, altrimenti ceda a noi siccome nemico d'Italia: il resto lo faranno gli uomini più forti; lo farete forse anche voi se co­minciate a gustare il dolce piacere d' una generora operosità .
Suggerisce, per gli Stati Pontifici, un'azione diretta, risoluta,. decisa sul Ministero e sul Sovrano,
ma il Sovrano deve esplicitamente dichiarare essere questa guerra, guerra comune, che egli deve approvarla, deve benedirla, deve fornire i mezzi, deve insomma non la­sciare che i popoli irrompano perchè non può frenarli, ma concedere, approvare ed operare. E quando si induca a farlo e lo faccia, oh! non potrà più lo stesso Sovrano per la sua fede revocare il suo verbo; e se vi fosse trascinato non avremmo a temer­ne, perchè si precipiterebbe da se nell'abbiezione e nell'impotenza colla sua con­traddizione .
Bisogna esperimentare questo tentativo, onde sia legittimato, il contegno dei sudditi, al cospetto del mondo.
Ma se il Pontefice non cede speditamente e lealmente,
bisogna, o Pontifici, giungere al grand'atto di insorgere, e togliere il comando a chi ci vuole traditori della Patria. Dopo quel tentativo non saremo noi che rovesce­remo il Principe nostro, sarà egli che si precipiterà da se: non saremo noi che ci ribel­leremo, sarà desso che si ribellerà ai suoi popoli e ad Italia, saremo noi che per sal­varla useremo del legittimo diritto di cacciare gli ostacoli. Pontifici! pensateci! Giunti