Rassegna storica del Risorgimento
DUE SICILIE (REGNO DELLE)
anno
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1935
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pagina
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262
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Nino Cortese
riordinare le finanze, e specialmente deliberò di pubblicare lo Statuto piemontese e di obbigare tutt' i funzionari a prestare giuramento al Re d'Italia ed alla Costituzione in conformità delle leggi del nuovo Regno italiano .
Ma, impotente a lottare contro il Bertani che in quei giorni aveva l'effettiva direzione del Governo, il 22, ad eccezione del Conforti, presentò di nuovo le proprie dimissioni a Garibaldi, con una nobile lettera, che certamente è l'atto più notevole della sua vita, come dichiarazione di una fede che non poteva modificarsi e come esposizione di una realtà che non sarebbe stato possibile mutare: Quando, acclamato dalle popolazioni, Ella venne tra noi e formò il presente Ministero, noi credevamo poter meritare la fiducia del paese, fummo altamente compiaciuti di aver potuto ottenere anche per un istante la sua, ed accettammo senza esitanza. L'alto scopo del Governo era scritto sulle sue gloriose bandiere; il suo affetto per l'Italia e per Vittorio Emanuele ci affidava che tutti gli Italiani avrebbero proceduto al nobile intento con divisamenti concordi. Con questi pensieri entrarono i sottoscritti nell'amministrazione, proponendosi segnatamente di sanare le piaghe da cui era contristato il paese, di promuovere tutte le sorgenti della sua potenza, di apparecchiarlo all'unione con le altre provincie italiane, di preservarlo dall'anarchia. Ma, per verità, sin dai primi giorni del nostro ministero ci avvedemmo quanto fosse malagevole di adempiere il compito assunto. Molti decreti si emanarono senza che fossero stati proposti o discussi dai ministri, e parecchi altri deliberati nel Consiglio non erano pubblicati. Ciò rendea responsabili i ministri di atti a cui non erano concorsi, e vane in gran parte le loro cure. Spesse volte con franchezza e con sincerità le manifestammo le nostre osservazioni sopra questi ed altri punti, ed in varie guise ci studiammo di attenuarne gl'inconvenienti; ma i nostri voti non ebbero effetto. Noi pertanto dubitammo se avessimo conservato la sua fiducia. I fatti avvenuti posteriormente hanno accresciuto cotesto dubbio, e, per quanto profondo sia di ciò il nostro dolore, altrettanto è vivo il nostro desiderio di rendere più spedita l'azione governativa. Ella è certamente guidato da un pensiero alto e generoso: quello di porre in accordo la sua volontà con la volontà della maggioranza del paese; ma la nostra coscienza, l'amore che portiamo alla nostra patria e l'ossequio che abbiamo per il dittatore, c'impongono il dovere di chiamare la sua attenzione su le arti che adoperano alcuni partiti per rappresentarle, come opinioni del paese, quelle che sono di pochi individui, e discordi affatto dai veri sentimenti della gran maggioranza dei cittadini. Esse