Rassegna storica del Risorgimento

BUONCRISTIANO VINCENZO ; IANNARELLI GENNARO ; FRANCO ANTONIO ;
anno <1935>   pagina <937>
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Caratteristica di rivoluzionari e di reazionari del Risorgimento 937
Maturi restarono congiunti da profonda amicizia, come risulta dalla lettera che pubblichiamo:
Lettera del capitano Gennaro lannarelli al tenente Antonio Maturi, comandante il Distaccamento di Castelsaraceno.
Sanaeverino Lucano 13 settembre 1863.
Caro Antonio,
Con la posta di questa mattina ho inviato la mia e tua rinunzia, nella tua ho fatto vivamente riflettere che essendo Capitano di G. N. accettavi il grado di Luo­gotenente nella mia Compagnia poiché non vi erano altri gradi, e perchè servivi per amore patrio, non cosi nella Guardia mobile, in cui si sono barattati i gradi, perchè non potevi accettare il sottotenentato sia per i servizi resi, sia per i danni sofferti, pia di tutto l'onore non ti permettono accettare gradi inferiori.
Ti raccomando la solita esattezza ed energia, e rapportami sempre tutto.
Un milione di abbracci ai Cascini padre e figli, alla cantina dei quali farò un assalto appena sarò in stato di viaggiare.
il tuo Gennaro.
Convincimento fermo in questi banditi che la loro reazione criminosa era giusta, perchè in difesa del Re, delle Leggi, e pel benessere economico delle popolazioni. Assenteismo in essi completo di pubblica morale, e di amore all'Italia, una e indipendente ; e senti­mento, però, d'odio quasi verso i fratelli italiani d'altre regioni, e di amore invece verso gli stranieri amici. Né era possibile che il bri­gantaggio nel Mezzogiorno d'Italia fosse potuto durare per circa un decennio, senza ammettere che la popolazione specie delle campagne, e che i signori delle campagne (sia perchè borbonici, e sia per paura di molestie da parte dei briganti), non esercitassero il manutengolismo, che era finanziato anche dal denaro che i briganti sottraevano ai cat­turati per rendersi favorevoli quei contadini, o gente delle medie classi, che potevano offrire loro asilo e vitto.
Lettera inedita di Giacomo Hacioppi a Raffaele Maturi.
Moliterno, 6 agosto 1866.
Mio caro Raffaele,
ti sapevo giobertiano ed omologo; ora quale non è stata la mia meraviglia nel tro­varti qualcosa, che, nel linguaggio delle scuole cattoliche, ci hanno imparato a chia­mare un materialista ! Non ti credo perciò dannato alla geenna, fuorché a quella del­l'armonia; ma non ti nascondo che la sorpresa ha in me qualche cosa di triste e di
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