Rassegna storica del Risorgimento

BUONCRISTIANO VINCENZO ; IANNARELLI GENNARO ; FRANCO ANTONIO ;
anno <1935>   pagina <939>
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Caratteristica di rivoluzionari e di reazionari del Risorgimento 939
i 300 mila uomini del Danubio non ci si avventeranno in Italia ? E la nostra carta moneta, ed il prestito forzoso; e il malessere profondo (a' nostri Deputati inavver­tito) della nostra situazione economica e civile? Poeti, poeti, *) lascino la politica una buona volta. Ogni concetto generoso mi attira; ma se il concetto generoso non risponde al buon senso, il concetto generoso è una D. Chisciottcria. Rallegriamoci, caro Raffaele, che oggi veramente può dire 1* Italia: Io esisto ; Oggi veramente noi Napoletani possiamo respirare liberi davvero dai Borboni e con ciò ricordando che siamo una IN azione non più vecchia di sei anni possiamo confortarci dell'insuccesso di Custoza e della sconfitta di Lissa; e con queste ancora lodarci che è tutto della saldezza dell'Esercito.'
Intanto ti abbraccio mille volte e sono tuo aff.mo
G. Racioppi.
Questa lettera di Giacomo Racioppi, Segretario della Prodittatura della Lucania, e poi Consigliere di Stato, senatore del Regno, ecc., è l'espressione della maggioranza dei moderati di destra italiani, dopo che fu proclamato il Regno d'Italia. I desideri della minoranza di sinistra, pure attiranti il cuore degli uomini di destra, non rispondeva alla loro mentalità politica. E S. M. Vittorio Emanuele II con lettera del 16 maggio 1866 da Firenze espresse a Raffaele Maturi il suo alto gradimento con questa motivazione: S. M. lesse con vera compiacenza questi di Lei versi che dimostrano la sincera di Lei devozione all'Italia ed il fervido di Lei desiderio per la Sua Indipendenza .
E il Duce nel suo discorso commemorativo a Paolo Boselli, disse appunto al Senato:
Il Regno d'Italia era nato mutilato ài Roma, di Venezia, di Trieste e di Trento ma le generazioni future avrebbero completata Vopera e portata VItalia alle sue giuste frontiere inviolabili .
* * *
Dalle precedenti lettere si rivela che questi rivoluzionari pure pro­fessando più o meno apertamente filosofia materialistica, imperante a
l) L'inno di guerra del 1866 a Vittorio Emanuele II di Raffaele Maturi pub­blicato nell'opuscolo citato edito nel 1910, comincia:
O'JSire d'Italia, che aspetti, che tardi?
La Patria ti chiama... gridando Venezia, mostrandoti
Roma... dell'Istria sospingete al Vallo... te
impari l'Isonzo, te vegga la Drava, ecc.
E Giacomo Racioppi, pure attirato dal concetto generoso, esprimeva il monito di non fare politica a base di poesia, anche perchè l'Italia era giovane di appena sei anni ! richiamava come Sancio Pancia i D. Ghisciotti alla realtà del momento politico