Rassegna storica del Risorgimento

STORIOGRAFIA
anno <1936>   pagina <4>
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de Vecchi di Val Cismon
Così è che, critici noi stessi, rispettiamo con reverenza profonda anche in Regime fascista i diritti della critica, vogliamo dar ragione del nostro operato a coloro che ancora vorrebbero la Rassegna diversa da quella che è ed amiamo di fare pubblicamente in questo primo numero dell'anno 1936XIV del tempo fascista, un esame di coscienza che riguardi così la nostra funzione di amministratori del Regio Isti­tuto per la Storia del Risorgimento come la nostra azione di storici.
Non sarà mai ripetuto abbastanza che la Società per la Storia del Risorgimento da noi ereditata e ricostruita dalle fondamenta nel nome, nel volto, nello spirito, nella sostanza era ridotta ad una povera cosa. Agonizzava analizzando le glorie più pure del nostro riscatto con una carta di tornasole e con dei reagenti di pretta marca liberale e demomassonica, avendo soltanto il suo stato preagonico scosso da qualche sussulto a carattere elettorale ed a colpi di maggioranza. Il Regime col suo vigore sano di una giovinezza irrompente nella vita o non se ne curava oppure era costretto a metterne gli scritti in qua­rantena sui periodici letti da qualcuno, trascurando la Rassegna che non veniva più stampata o che non si leggeva più. Questo il passato.
Il presente trova il Regio Istituto per la Storia del Risorgimento con la sua sede al Vittoriano, al tempio religioso, e civile, più alto e più significativo dell'Italia unita, dell'Italia risorta e lo trova custode del tempio ed in questo della salma del Soldato Ignoto e di centinaia di bandiere dei nostri Reggimenti, che al tempio ritornano, come già la romanità a quello di Giano, per riprendere i vessilli e riportarli ai campi delle glorie in atto di conquista e di quelle che sono per venire.
Il Museo che vi si sta riordinando è certamente il maggiore, il più importante, il più ricco d'Italia dopo quello di Torino, che custo­disce i resti di una culla, e più di tutti per le glorie della Grande Guerra; pronto ad aggiornarsi alle nuove vicende civili e guerriere. La sede e le funzioni dell'Istituto non potrebbero essere oggi più alte e più sacre.
Si è detto che alla vecchia Società mancavano i mezzi materiali per una azione più vasta ed era pertanto costretta ad una vita ridotta e, noi diciamo, meschina.
Oggi i mezzi sono venuti. La situazione finanziaria da noi raccolta segnava attività uguale a zero e debiti per circa lire sessantamila. Oggi le attività mobiliari ed immobiliari e liquide superano di gran lunga il mezzo milione e i debiti sono uguali a zero. Il bilancio registra all'at­tivo in danaro liquido od in titoli di stato una somma di lire 349.242.
Il miracolo... non è miracolo, è frutto di volontà e di passione e di amministrazione prudente. Ma c'è già chi si adagia sulle nuove posi­zioni e trova che le cose sono così... per caso, o per volere del destino