Rassegna storica del Risorgimento

STORIOGRAFIA
anno <1936>   pagina <5>
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Esame dì coscienza
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o perchè non c'è ragione che non. vadano come vanno. Non sarà mai abbastanza ripetuto che si tratta di una conquista difficile, dura, penosa e che le nuove posizioni non costituiscono per noi un letto per dormire od un giaciglio di triclinio sul quale mangiare stando sdraiati, ma sol­tanto il punto di partenza per toccare nuove mete.
Entro l'anno creeremo il primo impianto del Museo del Risorgi­mento, collocheremo tutti i cimeli dell'antico Museo e quelli nuovi del concorso di Sua Maestà la Regina, mirabile apporto all'iconografia della Grande Guerra, e daremo a tutti colla consolazione visiva dei ricordi di una tradizione che si rinverdisce un esempio ed un monito. Esempio e monito anche in provincia, perchè vogliamo imporre a troppo disordine periferico, ancora esistente nei Musei del Risorgimento, un costume di lavoro nell'ordine, nella disciplina, nella gerarchia.
I soci sparsi in tutta Italia sono ormai 5437. Una falange. Sono intanto di gran lunga il doppio di quelli che abbiamo trovati. I più vecchi, fedelissimi, sono rimasti e vi si è aggiunta una massa di giovani la quale, mentre assicura l'avvenire, assorbe nel presente un indirizzo che adegua il movimento dei nostri studi a tutta la vita del Regime. Vita spirituale ed indirizzo che orientano ognuno ed ogni cosa secondo un nuovo costume e forniscono ogni arma ed ogni mezzo per soste­nersi e durare. Vita spirituale ed indirizzo che trovano buona sede nella nostra istituzione, sia perchè ci sentiamo buoni polsi per guidare il timone, sia perchè da lunghi anni gli occhi nostri sanno trovare senza fatica ormai la stella polare o la croce del sud secondo che si navighi nell'uno o nell'altro emisfero. Vogliamo dire che bene si sono affidati per i loro studi e per una loro guida giovani e men giovani perchè l'occhio è sicuro ed il polso è fermo e la missione di segnare la via agli studi storici e quella in genere educativa è, ne siamo ben sicuri, missione nostra.
Ci siamo assunto il grave peso di fare scuola in questo nostro isti­tuto che eleva la sua voce nella Patria fascista usando di questa rivista. Missione grave là dove si credeva di avere già detta l'ultima parola e si voleva far credere a verità storiche definitivamente acquisite ed a fame di sapienza consolidate per sempre nell'acquisto di simili verità. Ma queste erano tanto poco definitive che il campo era diviso in molte parti talora al servizio della fazione politica tuttavia viva, talora a semplice uso e consumo dei singoli.
Sulla ignoranza dei più e su i luoghi comuni che si erano andati formando, si fondavano i facili acquisti di nuove glorie per il grande architetto dell'Universo, o di motivi di rancore e di scissione per i politicanti sulla santità della Fede, veri mercanti nel tempio.