Rassegna storica del Risorgimento

MINGHETTI MARCO
anno <1936>   pagina <37>
immagine non disponibile

Marco Minghetti in alcune sue lettere 37
Dalla seconda lettera apprendiamo che a Bologna, in una città, quindi, dell' Ita­lia centrale,prima che il Minghettisi recasse a Parigi, nella conversazione letteraria di casa Rusconi, dal Minghetti stesso, e da professori come Gabriello Rossi, erano dibattuti problemi e movimenti sociali e letterari, quali quello del panslavismo; movimenti dei quali Parigi era come la fucina ed il crogiuolo; problemi che avevano una larga risonanza, e che erano discussi e seguiti anche da molti chiari uomini europei; e la Revue des Deux Mondes ne era una delle più autorevoli palestre.
L andata ed il soggiorno a Parigi erano al nostro non solo motivo di appren­dere nuovo sapere, di allargamento di ideee, di bagni nella cultura e nella vita europea, e ragione di scambio e mutuazione di idee tra nazione e nazione; ma, altresì, in lui e per lui, veicolo della cultura europea in Italia.
Basti, infatti, come segno, quel che il Minghetti scrive delle pubblicazioni nuove del Thiers e del Mickiewitz, e le commissioni che assolve di cercare e acqui­star, per amici di Bologna, come il Tanari ed altri, libri rari ed assai desiderati, quali il Creuzer, Réligion de VAntiquité, Opera tradotta dal tedesco e in parte rifusa e completata dal Guignuiaut.
La lettera, in data 30 dicembre, al Tanari, a Roma, dà un quadro saporito della vita di Bologna, su quel unire dell'anno 1845, delle varie correnti della pittura, del movimento letterariofilosofico-pedagogico-politico: vengono letti e discussi i Pensieri sull'Educazione di Gino Capponi, il dialogo sulla Immor­talità, intitolato Mario Pagano, e fa gran chiasso un articolo del Cousin, uscito sulla Revue des Deux Mondes, sul Misticismo.
Come si vede rapidità di comunicazioni culturali, amore vivo al sapere, sensibilità pronta ed immediata a nuovi problemi che si vanno agitando : tali le più importanti deposizioni delle lettere che presento.
La lettera da Genova, in data 25 settembre 1846, diretta ad Augusto Aglebert, che, con Carlo Berti Pichat, era uno dei maggiori esponenti del giornale II Felr sineo, è una corrispondenza al giornale, sul Congresso degli Scienziati, al quale il Minghetti ha preso parte. Anche di tal fatto parlano i Ricordi. Ma non si può non far caso alla parte politica: al campo cioè in cui si vengono dispiegando le correnti contrarie fra loro, determinatesi nel Paese, dopo l'assunzione al trono di Pio IX. La via scelta e raccomandata dal Minghetti è quella della mode­razione e delle riforme. Bisogna appoggiare, spingere il governo nella buona via ov'è entrato: ma non pretender troppo, non essere impazienti, non spaven­tarlo. Questo potrebbe comprometterci seriamente l'avvenire del nostro Paese e d'Italia, e tale è l'opinione universale di tutti gli uomini grandi che sono qui ,
Considerazione, sulla quale possiamo fermare l'attenzione, è quella fatta sull'importanza dei Congressi; a queste adunanze servono alla scienza piucchè direttamente, indirettamente, cioè a dire provocando studi, disquisizioni, ricerche che poi si compiranno da ciascuno alle loro case. Ma v'è un vantaggio più,