Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECHE ; FRANCESCO II RE DELLE DUE SICILIE
anno <1936>   pagina <119>
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Libri e periodici 119
Il valore della pubblicazione del Concetti non è soltanto documentano, e se anche solo così fosse, non toccherebbe a me direttore in un archivio di svalutarne l'importanza, ma è aumentato notevolmente dalla prefazione del Cencetti, la quale dà nn completo riassunto della vita politica dell'Aldini, precisandone inoltre la posizione nel Risorgimento Italiano. Non tutte le molte sue osservazioni mi sentirei di sottoscrivere in pieno. Così il Cencetti ritiene i due volumi dedicati all'Aldini da Antonio Zanolini condotti con criteri storiografici ormai antiquati ; pur troppo egli ha su di me l'invidiabile vantaggio della gioventù, e può darsi che, senza accorgeniene, sia diventato anch'io antiquato; tuttavia, pur cercando di aggiornarmi, ritengo ancora che dei tre più eminenti personaggi politici del Regno d'Italia sotto Napoleone, Francesco Melzi, Ferdinando Marescalchi e Antonio Aldini, quest'ultimo è stato bibliografica­mente il più fortunato. Il Marescalchi dovette attendere proprio sino a quest'ultimi anni prima di avere nella Muzzi chi gli dedicasse un buon volume. Il duca di Lodi, uno dei due soli uomini che Napoleone disse di aver incontrato tra diciotto milioni di italiani (l'altro era il Dan­dolo), l'attende sempre; il giudizio migliore dei due volumi di Memorie e documenti di Fran­cesco Melzi d'Eril è infatti ancora quello dato nella prefazione dal compilatore Giovanni Melzi pronipote di quello, che cioè non gli bastarono le forze per compilare una vita in cui a si sarebbe aggruppata l'intera storia di quell'età tempestosa e che si dovette quindi accontentare di rac­cogliere dagli archivi pubblici e privati tutto ciò che servisse a gettare qualche luce sul periodo dal 1796 al 1814, intento questo raggiunto in modo così egregio, pur colle sue imperfezioni, né poche né lievi, da far rammaricare che a questa copiosissima e pur notissima fonte non si attinga, colla frequenza che merita; ma essa non è nemmeno una biografia del personaggio, che, unico in Italia, riuscì, non a tener testa, ma a far sentire una sua azione anche su Napoleone, il quale, vedendo di non poter farne un docile strumento, preferì alla fine metterlo in una posizione alta e d'onore, ma per la quale non fosse in diretto rapporto con lui. L'Aldini invece ebbe, sin dal 1864, la fortuna dell'opera dello Zanolini, che, pur essendo altrettanto documen­tata in modo ricchissimo, non può accomunarsi, con quella di Giovanni Melzi, ma è una vera storia di quel perìodo. Egli è, che lo Zanolini non era semplicemente un accurato ricer­catore di documenti, né il così detto storico spassionato ed imparziale, tante volte in realtà par-zialissimo demolitore sotto fredde apparenze, ma era uomo politico d'azione, anche se non di grandissima statura; nell'opera sua si sente il patriota: la vita del suo grande congiunto gli servì piuttosto a dare una storia generale di quel periodo con animo aperto di Italiano, senza per que­sto mai abbandonarsi a quelle esaltazioni verbali, per le quali tante opere di quel periodo a torto si sogliono indicare sprezzantemente come patriottarde. Esse, quando non sieno state inqui­nate dalla mala fede, servirono, e non poco, a tener vivo, in un periodo in cui si accentuava la decadenza politica, il sentimento patriottico, elemento essenziale nella vita di un popolo; in certe parti, specialmente al princìpio, l'Aldini anzi quasi non compare nemmeno. Non voglio dire con questo che l'opera dello Zanolini sia perfetta; ma non è il caso di soffermarmi più a inngo su di un lavoro uscito oltre settantanni fa. Se mi sono disteso un po', mi perdoni il collega Cencetti, è perchè il suo appunto, a mio parere ingiusto, mi ha spinto a divagare. Il difetto principale dell'opera dello Zanolini è di essere rimasta incompiuta, per le ragioni, che appunto il Cencetti chiaramente espone.
Altro pregio dell'introduzione del Cencetti è di aver saputo resistere alla tentazione, facile per lui che aveva a disposizione un buon materiale documentario, di correggere qua, aggiun­gere là episodi o osservazioni minori sulla vita dell'Aldini per fermarsi invece ai grandi tratti della vita di lui. Però qualche rilievo di dettaglio mi pare, che si potrebbe fare; così forse un esame attento del lavoro del Da Como, al quale probabilmente allude quando dice che la storia della Consulta di Lione e così nota da poter fare a meno di occuparsene, avrebbe forse fatto
Segretario '-
motivi seri indicati dallo Zanolini. D'altro canto assai opportunamente il Cencetti ha rilevato la posizione speciabssinia dell'Aldini, che unico tra i grandi dignitari del Regno, si trovò in con­tinui rapporti diretti coli'imperatole, seguendolo persino nella compagna del 18061807, il che spiega, forse più d'ogni altro motivo l'ingerenza straordinaria di Ini nelle cose del Regno, non solo all'interno, ma ben spesso anche per l'estero, a detrimento del Marescalchi uomo di mondo.