Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECHE ; FRANCESCO II RE DELLE DUE SICILIE
anno <1936>   pagina <132>
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Libri e periodici
dall'armamento supcriore; ma vera e propria azione strategica, nel senso più elevata del termine, in quanto la condotta delle operazioni mirava, attraverso il conseguimento degli obiettivi mili-taxi, a fini politici. se sì può comprendere che dal punto di vista tecnico si potesse sostenere la convenienza, per esempio, di procedere prima all'assoggettamento della Migiurtinia e poi a quello del Nogal, doveva essere chiaro (non solo per le ragioni bene esposte qui dall'autore ma anche in base alla situazione quale si era venuta determinando, perche ni l'occupazione di località costiere né il blocco avevano seriamente menomato la resistenza dei Migiurtini e pertanto l'agire contro di loro non era cosa semplice né rapida, soprattutto perchè il Nogal non pacificato avrebbe conti* nuato ad alimentare quella resistenza) che conveniva fare precisamente il contrario. Ma nella fase preparatoria si può ammettere che ognuno esponga i propri concetti e cerchi anche di farli prevalere ricorrendo ad ogni onesto e disciplinato mezzo di persuasione. Quello che è grave, è che si creino dilficoltà o si venga meno agli ordini nella fase esecutiva. Eppure, anche questo è avvenuto, e gli ostacoli di questo genere non furono tra i meno gravi che il de Vecchi dovette superare. Fino al giorno in cui egli assunse direttamente il comando delle operazioni, secondo i suoi piani, dei quali non BÌ celava la difficoltà, ma aveva valutato ugualmente le probabilità di riuscita. Si trattava infatti di attuare una vera manovra per linee esterne, certa­mente difficile se teoricamente considerata, ma possibile se ben studiata ed eseguita nella esatta valutazione dei suoi elementi: nemico, terreno e tempo, e ammettendo quella parte di rischio senza la quale non si vince (p. 261).
In queste parole, ci si rivelu l'uomo. H'quale. volutamente, si cela dietro la forma impersonale del racconto; pochissimi i nomi di persone, e quei pochi, registrati per l'elogio, anche se non scompa­gnato dalle critiche necessarie; la persona del governatore scompare dietro la carica. Ma una forte personalità non può essere nascosta e tanto meno negata; e si vendica, facendo capolino qua e là attraverso notazioni, aforismi, giudizi, che hanno talvolta tutto il sapore di una confidenza, se non di confessione. come se fossimo a rapporto con lui, sotto la tenda, frammisti ad ufficiali e funzionari: disciplina e rispetto, e anche un certo timore reverenziale da una porte, alto senso della propria dignità e responsabilità dall'altra, contribuiscono a mantenerci a distanza. H gover­natore dà ordini, assai più che esporre i suoi piani, quel tanto che ne rivela è lo strettamente indispensabile alla comprensione degli ordini stessi e dello spirito che li anima (egli è troppo intel­ligente e amante dell'intelligenza per non volere intelligente anche l'ubbidienza). Ma i disegni più ampi e le ragioni ultime, dibattute a lungo nel dialogo tra sé e se (e che può essere stato anche altamente drammatico: il Governatore si domandò allora per la prima volta se non sarebbe stato opportuno assumere il grave compito di dirigere e di condurre personalmente le operazioni. Dovette escludere, per il momento, questa soluzione radicale, che era riservata a più tardi* p. 143; il Governatore si era fatto in questo periodo molti esami di coscienza e aveva dovuto invariabilmente concludere che egli sapeva assolvere il grave compito da lui stesso sollecitato, che avrebbe dato a suo tempo buoni frutti ,p. 149.1 fatti gli hanno dato ragione; ma si sente che questa convinzione è onesta, non frutto d'ingiustificata iattanza o di leggerezza); ma i pensieri più gravi, i dubbi che possono aver attraversato la mente, i motivi e le ragioni della decisione ultima; tutto ciò mo.net alta mente reposlum. Però il capo è di quelli che ispirano fiducia, però qualche volta, a mezza voce, si lascia anche sfuggire qualche osservazione più sua.
qui è il valore morale dell'opera del De Vecchi e del suo libro: valore sul quale mi sembra necessario insistere. Perchè l'avere conquistato circa trecentomila chilometri qua­drati d3 territorio alla patria è certamente molto (e del resto, sono questi dati materiali, queste cifre, che accendono le fantasie e invogliano i giovani ad operare), ma lo spirito con cui furono conquistati è certissimamente molto di più; perchè l'opera del Governatore fu soprattutto opera di fede, nell'Italia e nei suoi destini, e del Governatore in sé medesimo, nella propria capacità cioè come abbiamo veduto di superare e travolgere ogni ostacolo. Quest'ultimo fede nasceva dalla totale dedizione al compito assunto, e divenuto dovere, e il senso del dovere divenne sprone alla volontà, e questa mise al proprio servizio, per il conseguimento della meta posta ormai come indiscutibile, tutte le altre doti dello spirito, tese ormai non soltanto a vedere difficolta e problemi e a scoprire e direi quasi a snidare gli ostacoli e i pericoli, per conoscerli tutti e valutarli esatta­mente uno per uno, ma a cercare, dovunque, tenacemente, le vie e i mezzi per andare avanti Una delle più belle lezioni che questo libro ci de è per l'appunto nel contrasto tra il suo autore e non soltanto i colonialisti da tavolino ammantati della loro presunta competenza libresca.