Rassegna storica del Risorgimento
BIBLIOTECHE ; FRANCESCO II RE DELLE DUE SICILIE
anno
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1936
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pagina
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Libri e periodici
colonizzatori metropolitani. E d'nltrn parto, conveniva assicurare anche l'impiego e l'incivilimento del lavoratori indigeni.
E riferita in onesto libro una circolare del Governatore la anale, ad ammonire qualcuno che non comprendeva, contiene tra l'altro oneste parole: la precisa informazione che qui intendo dare perchè tutti la conoscano si è che non tarderanno molto tempo ad essere emanate altre chiare disposizioni di legge protettive del lavoro e quindi della mano d'opera anche agricola nella intera colonia, e che la organizzazione e l'impiego dell'ascendente enorme del Governo e del Governatore sugli indigeni hanno lo scopo umanitario, disciplinare e fascista di un graduale avviamento al lavoro di queste popolazioni, e non mai di qualsiasi coazione che crei larva te schiavitù o servitù della gleba, e meno che mai a semplice uso od abuso o servizio dei privati (p. 326 seg.). Cosi il Governatore proteggeva la mano d'opera indigena: amano d'opera scriveva egli in una sua relazione al Governo centrale nell'ottobre 1926 , cui è bastato un pò* di interessamento e di affettuosa paterna cura da parte di un Governo che sa, che vede, e che ha un po' di cuore, per affluire da ogni dove (p. 283). Ma chi scriveva queste parole, ne aveva scritte, nella stessa circolare ricordata poco fa, altre non meno significative: o II funzionario dello Stato deve tri" butarsi senza riposo al bene comune, nulla chiedendo in compenso, pago del dovere compiuto nella disciplina ed in tutte le bene intese iniziative. Deve essere fermo, ma sereno, nella certezza di costituire sempre uno dei congegni di quel mirabile e sacro organismo che è lo Stato, padre e padrone sopra ogni compiuto cittadino... il Governo ed il Governatore hanno un solo interesse: quello del popolo italiano e cioè quello di tutti... Ogni singolo fa parte dello Stato.-. Il Governatore, che è fascista e non di altra origine, e meno che mai né liberale né democratico, non ha mai chiesto ai singoli concessionari né aiuti né consenso, ma ha sempre assunta da solo ogni responsabilità ed ha offerto loro guida e consiglio. Il suo interesse politico è semplicemente il compimento del dovere del quale risponde al suo Ministro, al Duce ed al Re (pp. 320, 322 seg.). Con questo senso del dovere, con questo senso fascista dello Stato, con questa equità e serenità colonizza l'Italia fascista e governava la Somalia il Quadrumviro de Vecchi di Val Cismon. Ma egli era animato dalla fede che ho cercato di far apparire chiara, attraverso un rapido esame del suo libro. E lo guidava un'intuizione sicura, che contribuisce oltre il racconto, che si sente ben fondato sopra una documentazione di primo ordine, e non soltanto sui ricordi; anche se i documenti stessi per ovvie ragioni non sono stati riprodotti che in parte a dare al suo libro un grande valore storico. Egli ha veduto nella Somalia la base per un impero italiano in Africa, la pedana di lancio alla spinta ulteriore (p. 284). E si capisce che tutto ciò possa anche non garbare a qualcuno. Se vivessimo in un altro clima spirituale, probabilmente qualcuno domanderebbe se l'assoggettamento della Miginrtinia. con cui si veniva a togliere all'Inghilterra il diritto, riconosciuto dalla dichiarazione segreta annessa al protocollo di Roma del 5 maggio 1894, di esercitare in sostanza la polizia entro la zona d'influenza italiana a fino a quando l'Italia non avrà stabilito un controllo effettivo sulle popolazioni entro la sfera d'influenza italiana, sia stato un bene o un male. Se gl'Italiani fossero pavidi come un tempo, avrebbero continuato a non esercitare, forse anche a ignorare, i loro diritti. E certo tuttavia che in questo libro non mancano le prove di trattamenti poco amichevoli da parte di autorità inglesi. Essi restano documentati da queste pagine: e basterebbe l'aver fatto rientrare nella Somalia italiana i ribelli Abucher Issa, con cinquecento fucili, già rifugiatisi in territorio inglese: e tutto ciò senza darne avviso al governo della Somalia (p. 237; cfr. anche pp. 88 segg., 103, ecc.). Ed è bene che il libro del de Vecchi di Val Cismon finisca col racconto delle trattative per la delimitazione del confine tra Somalia italiana e Somaliland britannico: trattative iniziate durante il governo dell'autore e concluse soltanto il 21 baglio 1930. E nel corso di queste trattative che si affacciò da parte britannica la tesi che l'incrocio del 48 meridiano con l'8 parallelo segnasse, non come risulta chiaramente dal citato protocollo, soltanto il limite più meridionale del confine anglo-italiano, ma l'inizio del confine tra il Somaliland e l'Etiopia. Per fortuna, la delegazione italiana dimostrò che l'accordo Rennel Rodd-Maconnen fissava il termine del confine tra l'Etiopia e il Somaliland all'incrocio tra l'8 meridiano ed il 47 parallelo. Si trattava di privarci di TJalual.
Del resto, non riuscirà senza interesse sapere che il 1415 gennaio 1926 nostri dubat combattevano a Scillave, contro Omar Samantar, sostenuto da quei Rcr Abdulla che. non è molto, hanno fatto atto di sottomissione.
ALBERTO PZNCHEBXS
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