Rassegna storica del Risorgimento

ECONOMIA; PASCOLI LIONE ; STATO PONTIFICIO
anno <1936>   pagina <1300>
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1300 Luigi Dal Pane
allora Filippo Antonio Gualtieri, lo volle insignito del protonota­riato apostolico; indi passò a Firenze, a Perugia, a Roma, nella quale ultima città si era prefisso di esercitare la professione forense. Ma ci avverte il Mariotti giunto colà prese tanto credito pel senno che dimostrava ne' discorsi delle più gelose materie, che tutto ad un tratto fu veduto passare in qualità di Gentiluomo alla Corte del Duca d'Uzeda Ambasciatore di S. M. Cattolica il Re di Spagna alla Corte di Roma . L'ambasciatore incaricò il Pascoli di una delicata mis­sione, che non sortì buon esito. Caduto in disgrazia il D'Uzeda,1J il nostro si diede a viaggiare per l'Europa e, dopo alcuni anni, fece ritorno a Perugia dove attese ai suoi lavori letterari, scrivendo, fra l'altro, il Testamento politico. In seguito fu di nuovo a Roma, dove ebbe incarichi da Innocenzo XIII e dal cardinale Conti e dove fu uditore del cardinale Albani, H Papa Benedetto XTV avendo letto nel conclave del 1740, in cui fu egli assunto al Papato il Testamento politico del Pascoli, prese di lui gran concetto; e sempre il riguardò con parzialità, destinandolo ancora per Segretario di una Congrega­zione Economica, che voleva erigere di Cardinali e Prelati. Ma colla morte del Pascoli, fu trasformato il disegno . *> Questa avvenne in Roma il 30 luglio 1744.
Il Pascoli visse dunque in mezzo ai pubblici affari, viaggiò molto, fu in relazione con gran numero di personaggi eminenti ed autore­voli, ebbe modo, in una parola, di formarsi una larga esperienza degli uomini e delle cose. Come scrittore egli partecipa del carattere dominante della cultura del suo secolo. È sopratutto un erudito e per questo il suo stile è spesso gonfio e pesante. Si occupa principal­mente di arte, di storia, di pubblica amministrazione. Le sue opere sono infatti dedicate in prevalenza alla biografia di artisti perugini e di altri artisti del suo tempo e ai problemi che concernono la flori­dezza e il benessere dello Stato pontificio. Usiamo a ragione di questa frase, poiché non sarebbe giusto parlare solamente di economia poli­tica. Ciò che interessa il Pascoli non è un aspetto o un altro dell'atti­vità umana, ma la felicità dello Stato, come si usava dire allora. Per questo egli tratta delle cose più. diverse, dall'annona all'abbelli­mento di Roma, dalle monete alla navigazione del Tevere. In altre parole l'elemento unificatore della sua opera è la considerazione del benessere e della potenza dello Stato.
) Cfr. per questo richiamo, ohe avvenne nel 1709, il PA8TOH, Storia dei Popi, voi. XV, p. 51.
*) Ms. dì Annibale Mariotti.