Rassegna storica del Risorgimento

ECONOMIA; PASCOLI LIONE ; STATO PONTIFICIO
anno <1936>   pagina <1303>
immagine non disponibile

Lione Pascoli e la vita economica dello Stato pontificio, ecc. 1303
II. LE CONDIZIONI DELLO STASÒ PONTIFICIO NEI PRIMI DECENNI
DEL SEC. XVIII SECONDO LA DESCRIZIONE DEL PASCOLI
Il primo, e forse principale elemento, che conferisce importanza all'opera del Pascoli, è dato, per noi, dal complesso di notizie intorno alle condizioni politiche, sociali ed economiche dello Stato pontificio nei primi decenni del secolo XVHI. La conoscenza diretta delle cose ch'egli aveva acquisita durante i suoi lunghi viaggi, avvicinando uomini esperti nel maneggio dei pubblici affari, mischiandosi nelle faccende dell'amministrazione dello Stato, rendendosi personalmente conto di molte situazioni di fatto, dà alle sue notizie un carattere di autenticità che deve essere subito rilevato. Ma se il Pascoli era un osservatore desideroso di vedere coi propri occhi e di ritrarre diligen­temente i fatti, non si deve credere che fosse immune da errori e da illusioni. Sopratutto in lui si nota l'abitudine, assai frequente nei viaggiatori, di dare un carattere di generalità ad osservazioni par­ziali e particolari. Se passano vicino a campagne ubertose, questi sono condotti a dire fertile l'intera provincia di cui non. han visto che una piccola parte; se accade loro di vedere un bel campo di fru­mento, la dichiarano senz'altro ricca di questo cereale; se incontrano un uliveto di bell'aspetto, concludono che è abbondante la raccolta dell'olio e così via. In mancanza dell'osservazione statistica, questo vizio del ragionamento riusciva tanto più comune, in quanto era uno dei pochi mezzi a disposizione per formarsi un'idea di un paese che non si poteva visitare per intero, e perchè non aveva il correttivo di dati più sicuri e precisi.
Nel Pascoli, come in quasi tutti gli scrittori di cose economiche del Settecento, si nota di frequente questa generalizzazione arbi­traria di dati parziali e incompleti, che porta ad errori di valutazione assai rilevanti e ad affermazioni addirittura puerili. Essa è resa ancora più facile dalla posizione psicologica dell'osservatore, il quale si propone di far servire le sue osservazioni a sostegno di una determinata tesi pratica: non vuole cioè compiere opera scientifica, ma far trion­fare delle proposte di riforme.
Nell'opera del Pascoli v'è, per così dire, una premessa generale inspirata ad un tale errore: la convinzione che lo Stato pontificio goda di una condizione naturale privilegiata per cui dovrebbe essere il più ricco e il più fiorente d'Italia, onde il suo stato di fatto appare in istridente antitesi con le sue forze latenti. Da ciò la tendenza ad