Rassegna storica del Risorgimento

ECONOMIA; PASCOLI LIONE ; STATO PONTIFICIO
anno <1936>   pagina <1304>
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1304 Luigi Dal Pam
esagerare e ad amplificare la portata delle forze naturali e a svalutare lo stato effettivo dell'organizzazione diretta a sfruttarle e a valoriz­zarle; a far passare per fertilissime regioni che non lo sono o lo sono Bolo mediocremente; a trascurare gli ostacoli che si oppongono alla introduzione di industrie fiorenti e così via. Tuttavia una tale maniera di considerare le cose non è difetto peculiare dell'autore che stiamo studiando, ma è comune a quasi tutti gli scrittori che nel Settecento vagheggiarono o proposero riforme, dai mercantilisti ai fisiocrati, dai liberisti ai socialisti. Esso riposa sopra la condizione psicologica propria di coloro che propongono riforme, in quanto ammettono che la rimozione di certi ostacoli, i quali impediscono il dispiegarsi di determinate forze, sia di per sé sufficiente a produrre un migliora­mento e pensano quindi che quelle forze abbiano tutti i caratteri che la mente, del progettista può desiderare e immaginare. Diremmo nel secolo nostro che si tratta di miti aventi una funzione eminentemente pratica.
Ciò premesso, veniamo all'esame delle notizie che ci forniscono le opere del Pascoli. Lo Stato pontificio era ricco di ogni sorta di prodotti agricoli. Per la legazione di Ferrara il Pascoli ricorda le biade, il vino, il bestiame, il pesce, il lino, la canapa e la seta; per la Romagna le biade, il vino, la canapa, il lino, la seta e il sale; per il Bolognese la canapa, il lino, la seta; per la Marca il fru­mento e le grascie in genere; per l'Umbria l'olio e il bestiame. In complesso:
lo Stato Ecclesiastico è dalla Divina Provvidenza così abbondantemente provveduto di grani, ogli, vini, sete, lane e canape, e d'altre cose necessarie all'umano sostentamento che non solo i Popoli, che lo compongono, siano dispen­sati dal ricorrere per veruno di questi Capi alle Parti remote, o vicine, ma ancora abbiano facoltà di mantenere il commercio interno, e rendere fruttuoso l'esterno col soprabbondante delle loro grascie, e d'altri provvedimenti della terra e del­l'industria. *)
Il Pascoli non ci dice qual rapporto corresse tra la produzione di questi beni e il consumo. Crediamo fosse difficile determinarlo anche allora. Egli si preoccupa invece di far rilevare il contrasto con lo stato della vita economica del paese, che è per lui deplorevole.2)
') Gfr. Osservazioni sopra lo stato, ecc. 2); Cfr. Osservasioni sapra lo stato, ecc.