Rassegna storica del Risorgimento

ECONOMIA; PASCOLI LIONE ; STATO PONTIFICIO
anno <1936>   pagina <1318>
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Luigi Dal Pana
Il carattere della legislazione economica in questo periodo e in. quelli precedenti era, per lo Stato pontificio, la mancanza di unità e di indirizzo. Una serie di magistrature con competenze non definite, provvedevano, caso per caso, con atti spesso contradditori, a rego­lare or quella or questa questione, senza ubbidire ad alcun criterio generale ed unificatore, spesso senza le conoscenze tecniche necessarie e sotto la spinta gradita di pourboires deliziosi, piovuti dalle tasche degli interessati. Così non si aveva idea di un interesse generale supe­riore a quello dei singoli, cui veniva sacrificato il pubblico bene. Dietro il paravento dell'assolutismo papale, dominatore dall'alto e regolatore benefico della vita dei suoi popoli, noi scorgiamo la ridda di sfrenati e volgari interessi, che s'intrecciano, s'accavallano, si sovrappongono e si colpiscono a vicenda per conquistare il favore di un potente, per comperare una carica, per strappare una conces­sione, per furare un appalto, per depredare il pubblico erario. Fino a quel momento la volontà iUuminata di qualche pontefice o la rea­zione di qualche coscienza retta non erano riusciti a porre alcun rimedio al male imperante. Si pensi che Clemente XII si vide costretto, appena salito al trono, a stabilire quasi una presunzione di mala­fede a carico di coloro che avevano avuto rapporti d'affari con l'erario pontificio al tempo di Benedetto XIII. Egli nominò infatti due con­gregazioni particolari, una <t svile estorsioni e sugli altri abusi consu­mati a danno di Benedetto XIII e un'altra sopra gli interessi della Reverenda Camera Apostolica con il compito di annullare gli atti specie quelli riferentisi agli appalti viziati di estorsione, di dolo e di errore e di perseguire i colpevoli.
Tuttavia, in mezzo all'universale disordine, a questa anarchia piò. vera e maggiore di qualunque altra, affioravano talvolta idee e disposizioni un po' più rispondenti alle esigenze della società del tempo. Era sempre o quasi sempre per casi particolari che le une e gli altri si manifestavano; ma doveva venire il momento in cui si sarebbe tentato di trarre, da una congerie informe di elementi di diverso peso e valore, alcuni principi capaci di essere assunti a norma direttiva della politica economica e sociale dello Stato.
A tale bisogna portarono valido contributo gli scrittori di cose economiche. Qui, come altrove, la loro attività ricevè impulso dai tentativi riformatori. I pontefici, nella prima metà del Settecento, sentirono il bisogno di far discutere le questioni vitali della eco­nomia dello Stato da congregazioni particolari all'uopo istituite. Ora se queste congregazioni approdarono a ben poco dal punto di vista pratico*, ottennero il risultato di agitare problemi vitali e di