Rassegna storica del Risorgimento

ECONOMIA; PASCOLI LIONE ; STATO PONTIFICIO
anno <1936>   pagina <1325>
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Lione Pascoli e la vita economica dello Stato pontificio, ecc. 1325
Due sono i pericoli principali cui va incontro lo Stato in materia monetaria: l'estrazione delle monete, allorché il loro valore sia basso; l'introduzione delle monete, allorché il loro valore sia alto. Nel primo caso gli stranieri possono estrarre le monete del paese e ribatterle all'uso loro; nel secondo introdurre le loro monete battute all'uso del paese. Tali pericoli schivar non si possono in altro modo, che col ridurre le proprie monete al giusto, ed intrìnseco valore de* loro metalli (leggi oro ed argento), e col ragguagliare colla stessa proporzione, e regola delle proprie le straniere .l)
Il Pascoli propone una riforma generale del sistema monetario; sostiene il bimetallismo e domanda che si ritirino tutte le vecchie monete e si provveda alla coniazione di nuovi tipi, che presentino un'esatta corrispondenza fra valore estrinseco della moneta e valore del metallo in essa contenuto. Risposta chiara, se non persuasiva, ad un bisogno fortemente sentito a quel tempo. Centinaia di bandi e di altre disposizioni cercavano di porre argine al disordine monetario, ora proibendo il corso di una moneta nello Stato; ora inibendo l'espor­tazione di un'altra e così via. Era naturale, di fronte alla sperimentata impotenza di tali provvedimenti, che si pensasse ad un totale rinno­vamento del sistema. La soluzione del Pascoli era molto semplici­stica, ma insieme logica per chi voleva risolvere i problemi alla buona, col sussidio del solo senso comune.
Quanto abbiamo sopra detto deve essere sufficiente a dimostrare lo stretto legame fra le proposte di riforme messe innanzi dal Pascoli e le condizioni, i bisogni, le esigenze della vita economica nello Stato pontificio. Non occorre andare alla ricerca di scrittori stranieri per spiegare il pensiero del nostro, poiché nessuna spiegazione potrebbe riuscire più semplice, più. chiara, più trasparente di quella che deriva dallo studio dell'ambiente nel quale il Pascoli visse, formò la propria esperienza, forgiò il proprio pensiero. Cade così la pretesa derivazione del Pascoli dal Boisguilbert. Se anche le misure di politica economica proposte dai due autori coincidono in molti, punti, il modo della trattazione e lo sviluppo dei principi è tanto diverso da indurre nella persuasione che si tratti di due formulazioni di pensiero affatto indi­pendenti.
Del resto l'importanza dell'opera del Pascoli non può èssere valu­tata ponendosi dal punto di vista di quella storia ideale eterna del
1} Testamento eco, pp. 38-39.