Rassegna storica del Risorgimento
VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA
anno
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1936
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pagina
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1329
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Gli albori del Regno di Vittorio Emanuele II secondo nuovi documenti 1329
Allo Statuto Carlo Alberto si era piegato con riluttanza. Non riteneva il popolo ancora maturo alla libertà; temeva le conseguenze del trapasso troppo brusco dal regime assoluto a quello costituzionale proprio nel delicato momento in cui stava per scoppiare la guerra d'indipendenza da tempo sognata.
Se ben consideriamo la storia politica del '48 dobbiamo convenire che i suoi timori non erano del tutto infondati. La libertà degenerò presto in licenza; durante la guerra, sfrenata la stampa, intemperanti i partiti, corrosive le discussioni, logoranti le discordie. H fallimento della prima guerra d'indipendenza fu in parte dovuto agli eccessi dei partiti, dei retrivi illusi di poter riacquistare, col ritorno dell'assolutismo, i privilegi perduti, dei demagoghi predicanti un Regno dell'Alta Italia ina come emanazione del suffragio universale, dei repubblicani denigratori della monarchia.
Dopo l'armistizio Salasco dura la lotta tra i fautori di pace .ed i propugnatori di guerra. Sostenevano la pace i moderati ministeriali che non ritenevano possibile la ripresa dell'ostilità per le condizioni poco buone dell'esercito, per il timore che, combattendo da soli, una disfatta avrebbe irreparabilmente compromesso l'avvenire; ma era una pace a condizioni onorevoli che speravano di ottenere colla mediazione della Francia e dell'Inghilterra. Perla pace ad ogni costo erano i retrivi che non vedevano l'Austria di mal occhio ed i municipali che non si arrendevano al pensiero che il Piemonte corresse il pericolo di sacrificarsi pei fini nazionali. Ma vi era poi il partito della guerra costituito dai democratici costituzionali che considerandosi custodi gelosi dell'onore nazionale,1 erano impazienti di una rivincita e fidenti, troppo fidenti, in aiuti stranieri e dai demagoghi, la maggior parte repubblicaneggianti, che si cullavano sempre nella beata illusione di una insurrezione che sostituisse la guerra di popolo alla guerra regia.
E la guerra fu, sconsigliata da molti, ma accolta da Carlo Alberto come una liberazione da quella greve atmosfera di sospetti, di dubbi, di incertezze e non senza qualche speranza di vittoriosa rivincita.
L'11 marzo 1849 scriveva il Dcsmaisières, incaricato d'affari del Belgio in Torino al suo ministro degli affari esteri, M. d'Hoffschmidt:1J
... Le Roi veut la guerre et se flatte que les rigueurs de la dominatioii autricirienne depuis la dentiere campagne lui assureront cette fois un appui non
1) Archivio storico dal Ministero Affari Esteri di Bruxelles. Corrispondome politique Italie-Sardaigne, 3, 1849-1850, n. 20.
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