Rassegna storica del Risorgimento
VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA
anno
<
1936
>
pagina
<
1333
>
Gli àlbori del Regno di Vittorio Emanuele II secondo nuovi documenti 1333
data 25 maggio, al generale Alfonso La Marmora che merita di essere integralmente pubblicata:1}
Ritardai alcuni giorni a risponderti nella lusinga di darti buone nuove sull andamento della malattia del Re e si è colla tristezza nel cuore che ti devo dire che non solo la malattia non corre verso la sua soluzione, ma da ieri l'altro si è esarcerbata a segno da metterci in timore sulla sua vita. Riberi che nei primi giorni mostravasi sicuro dell'esito, ora comincia ad affannarsi ed il Principe di Carignano che vede sovente il Re era ieri sera afflitto. H dolore ci fa forse vedere il pericolo più grave che non è, ma il pericolo esiste. Ora pensa, amico mio, alle funeste conseguenze di una simile perdita! Come potrebbe in tempi così difficili sostenersi una reggenza che dovrebbe durare 13 firmi ? Ad un tal pensiero raccapriccio, e temo più che mai che siamo destinati a qualche terribile crisi. T assicuro che non m'affliggo tanto pel Re quanto pel paese. Egli cesserebbe di soffrire ed eviterebbe un avvenire che le scellerate passioni dei partiti e le ingiustizie gli minacciano amaro; non puoi figurarti quanto questo povero giovane s'addolorasse nel vedersi villanamente insultato dai giornali ed infamemente ingiuriato e minacciato da lettere anonime;" né per quanto io credessi sin da lungo tempo buona la sua indole, mai me l'era figurata eccellente qual'è, giacché Io vidi gemere sotto il peso delle calunnie ma mai sentii escire dal suo labbro una minaccia qualunque, un desiderio di vendetta, un moto d'odio.
Egli ti ripeto, è eccellente, e la sua morte sarebbe una gran calamità pel paese! Io non dubito che passate presto o tardi le attuali vertigini, l'animo suo buono sarebbe apprezzato dalla nazione e che ei finirebbe per essere amato; ma prima di giungere a tal punto quanto non avrà egli a soffrire! Se tu fossi qui, potrei sfogare tutto l'animo mio e ne ho gran bisogno perchè i miei amici non conoscendo bene il Re, non sanno simpatizzare al mio dolore. La Regina è un angelo; essa non abbandona un momento il marito, e temo ch'essa non possa resistere lungamente alla faticosa carica d'infermiera. Il Principe di Carignano mostrasi ogni giorno più sensato e buono. H Duca di Genova viene ogni giorno dal campo per visitare il Re e prendere le relazioni; la vita ch'egli mena è faticosissima e temo non vi possa resistere.
Sarebbe opportuno ch'ei fosse rimpatriato al Campo per dedicarsi intieramente alla condotta dello Stato che gli sarà affidata per un tempo assai lungo
l) La corrispondenza scambiata tra i generali Dabormida ed Alfonso La Marmora è in parte edita nella Commemorazione di Alfonso La Marmora di VEHAX (LUIGI CHIALA) che la pubblicò nel FanfuJla della Domenica in occasiono del primo anniversario della morte del La Marmora (1879). Nello stesso anno l'editore Barbera ne pubblicò una ristampa con aggiunte. Nelle carte del Dabormida (Museo del Risorgimento di Tornio) si trovano gli originali del La Marmora e le copie delle reciproche del Dabormida. La parte della lettera che qui si pubblica è inedita salvo un brano già da me reso noto nello studio citato II processo del generale Ramorino.