Rassegna storica del Risorgimento

VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA
anno <1936>   pagina <1336>
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1336 Adolfo Colombo
col Cadorna da Carlo Alberto al campo austriaco a chiedere una sospensione di armi per dare tempo ai ministri di recarsi al campo e discutere sulla pace. Essi, secondo notizie da Federico Sciopis attinte dal generale Giacomo Durando e dall'abate Stellardi, *> abboccatisi col generale Hess, s'accorsero subito del risentimento personale contro Carlo Alberto. Freddissima era stata l'accoglienza; negata la sospensione d'armi; brevi e generiche le condizioni affac­ciate verbalmente per un armistizio: l'occupazione della Lomellina, l'occupazione di Alessandria e del forte di Casale; fu pure lasciato intendere che si voleva come pegno in ostaggio il Duca di Savoia; se no, la minaccia di puntare su Torino.
H Rattazzi che fu capo della deputazione parlamentare inviata ad Oporto a recare omaggio all'esule Re riferì poi alla Camera che Carlo Alberto nella risposta all'indirizzo aveva dichiarato che egli avrebbe voluto ripiegare su Alessandria e su Genova per continuare la lotta ma che ne era stato dissuaso dai generali che ritenevano impossibile tale ritirata per le condizioni dell'esercito.
Lo Sciopis cosi narra i particolari dell'abdicazione quali ebbe dai suoi informatori:3)
'lUdite le condizioni Carlo Alberto avvertì la sua persona essere d'intoppo e volle che il generale Cossato, che alquanto si peritava nel narrare i particolari gli rivelasse la verità nuda e compiuta. Rimandato al campo per avere patti meno gravosi, ebbero dallo stesso un foglio contenente, le eguali domande dell'Austria anzi più specifiche perchè nell'intervallo stesso si era combinato con Radetski. Osservando i Piemontesi il triste effetto che produrrebbe la consegna d'Alessan­dria, Hess rispose che anzi ciò gioverebbe al Governo Piemontese a cavarsi dagli impicci e dai pericoli della demagogia. Ragionò insomma come se si fosse nel 1815 o nel 1831. Aggiungeva altre acerbe pretese specialmente che la pace fosse rista­bilita esplicitamente sul tenore dei trattati del 1815 e senza sottoporla al Parla­mento. Si voleva mettere il Re in contraddizione con sé medesimo e farlo man­care al debito che teneva verso il popolo a cui aveva largito lo Statuto. Si conchiu­deva chiedendo si consegnassero i rifugiati Lombardi come ribaldi e ribelli. Si abbandonasse Venezia. IL foglio contenente queste proposizioni è stato consegnato allo Stato maggiore generale dell'Esercito. Il ministro Cadorna ne ritenne copia autentica. Riferito ciò al Re esclamò che adempirebbe il suo ultimo dovere verso la Patria rinunciando alla Corona. Si stendesse l'atto ed alle nove ed un quarto
i) Da un zibaldone contenente lettere ed appunti tratti dalle carte di Federico Sciopis da Antonio Manno (Archivio Manno). *) Relazione Cossato :cit 5) Dallo zibaldone Manno cit.