Rassegna storica del Risorgimento

VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA
anno <1936>   pagina <1338>
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1338 Adolfo Colombo
con quello definitivo, concluso in seguito al colloquio di Vignale ed alle trattative durate due giorni l) balza subito agli occhi, come già faceva rilevare il Cossato8* la straordinaria influenza personale di Vittorio Emanuele II che, pur dopo molte esitanze, fini di con­trofirmare rarmistizio dopo essere riuscito non solo a far togliere gravissime durezze, come il riconoscimento dei trattati del 1815, l'occupazione di Vercelli e di Casale ma anche ad ottenere che l'oc­cupazione di Alessandria fosse condivisa colle truppe sarde e soprat­tutto a strappare due grandi risultati che tornarono a grandissimo suo onore; l'avere strappato a Radetski l'impegno che fosse largita piena amnistia ai militari lombardi che tornassero negli stati impe­riali e l'avere recisamente respinto la clausola dell'incompetenza della Camera a giudicare rarmistizio. L'abbandono alle rappresaglie austriache di quelli che avevano combattuto coll'esercito piemon­tese avrebbe leso profondamente il suo onore. Alessandro La Mar-mora in una lettera al generale Fanti dell'11 aprile3* riferiva che al quartiere generale si riteneva più disonorevole l'occupazione di Alessandria che l'articolo relativo ai Lombardi ma che il Re, ascol­tando il parere di pochi piuttosto di insistere su Alessandria, preferì di salvaguardare dalle rappresaglie austriache quei militari che fidu­ciosi si erano gettati nelle sue braccia.
Ma fu soprattutto importantissimo ch'egli abbia persuaso il Radetski a rinunziare alla pretesa di chiudere la bocca al Parlamento sull'armistizio, la qual cosa avrebbe costituito una violazione di quello Statuto che il padre suo aveva largito e giurato. Ciò che riferì il Cadorna corrisponde pienamente a quanto risulta dalle fonti ita­liane ed austriache; come la pretesa del maresciallo di far riprendere al Piemonte l'antica bandiera azzurra e di ripudiare il tricolore trova conferma nelle istruzioni in proposito date il 14 aprile dal De Launay al Dabormida, uno dei plenipotenziari di pace.4)
1) SALATA, JI convégno di Vignalo e un rapporto inedito di Radetski, in Corriere delia Sera 23 manto 1927,
2) Relazione citata.
8) CHIAI.-A. Le. confidenze politiche di due uomini dabbene, ed. Barbera, 1879, p. 17.
*) È bene ricordare l'articolo 5 di intesto istruzioni ebe lascia supporre la pretosa dell'Au­stria che si rinunziasse al tricolore: Il plenipotenziario eviterà di parlare dei colori nazionali. In caso che si volesse portare la discussione su questo punto* eglifarà capire clic tale questione è fuori delle attribuzioni Bne quand'essa è riservata esclusivamente alle prerogative regie. Del resto egli potrà far osservare che il mutamento dei colori nazionali sarebbe ora un atto di imprudenza e che sarebbe meglio quindi sospendere ogni discussione su ciò per mandarla a tempi migliori (BIANCHI,. Stòria documentata, della diplomazia europea in Italia, ed. Unione tipografica editrice, Torino, 1869, voi. 6, p. 134).