Rassegna storica del Risorgimento
VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA
anno
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1936
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pagina
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1363
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Gli albori del Regno di Vittorio Emanuele II secondo nuovi documenti 1363
Devo però confessarti che allorché accettai non credetti la cosa difficile come è. Radetski e Hess si erano meco mostrati cosi persuasi, che era nell'interesse dell'Austria stessa di accordare una pace onorevole, la quale sola può dar forza al nostro Re; essi mi avevano parlato un linguaggio talmente amichevole, simpatico pel Re e peli*Esercito nostro, ch'io credetti che la pace sarebbe conchiusa in pochi giorni, e che dopo di essa il governo potrebbe seriamente e francamente occuparsi delle riforme del paese, e rimediare alle piaghe cagionateci dalle pazzie, dagli odi e dalla stoltezza di pochi. Il primo colloquio che ebbi col Sig. Bruk squarciò parte della benda che mi stava sugli occhi; mostrandosi ragionevole per tutte le altre condizioni, chiedeva più di 200 milioni! Nel secondo colloquio poi .la verità comparve intiera sotto il più triste aspetto, oltre ai 200 milioni si vogliono imporre condizioni indecorose! Considera lo stato mio! Buoncompagni partì tosto per Torino onde abboccarsi col Ministero e sarà di ritorno domattina. È impossibile che il Ministero non respinga sdegnosamente il progetto presentatoci; se per caso, ma non è possibile, egli venisse a patti su tali basi, io mi dimetterei. Vittorio Emanuele non può regnare se non ottiene una pace onorevole; convinto di ciò'non sottoscrìverò mai ad una condizione qualunque la quale valga ad umiliarlo agli occhi degli onesti. Una indennità è inevitabile, ma dev'essere moderata e tale da non incagliare la prosperità del paese; l'indipendenza del Piemonte dall'Austria deve essere assoluta. Senza di ciò meglio la guerra disperata; poiché si dev'essere rovinati, si salvi l'onore. Ho detto al Signor Bruk che s'ingannava se credeva che i piemontesi volessero la pace ad ogni costo; che vi fu mollezza nella guerra scorsa, perchè i buoni erano atterriti dalla' fazione che aveva invaso il potere, e ch'era più da paventarsi che il forestiere, ma che leso l'onore dell'intera nazione, avrebbe visto di quali sforzi essa si mostrerebbe capace. Spero poco; non credo però che conseguenza della cessazione delle trattative sia la guerra immediata; forse la Francia e l'Inghilterra sentiranno finalmente il dovere d'interporsi efficacemente. Del resto fais ce que dois, advienne ce que pourra. Queste confidenze del cuore sono per te solo che sei il mio più caro amico. Compiangimi e consigliami. Tu pure hai una posizione delicata, compiesti egregiamente la prima parte, e son teco d'accordo che l'attacco violento era preferibile ad un blocco imperfetto, lungo, che lasciava sviluppare i germi di rivoluzione nel paese, e che d'altronde avrebbe in complesso presentati danni materiali maggiori dei derivati dell'attacco. La caduta di Genova fa crollare le repubbliche italiane e deve aprire gli occhi a tutti gli illusi che sono di buon conto. La seconda parte della tua missione è forse più difficile della prima, perchè essa esige qualità politiche, cui noi non siamo educati. Fermezza, prudenza, generosità. Non permettere ai tristi' di continuare le loro mene, incoraggiare i buoni e persuader loro che da essi dipende la conservazione della nostra libertà. Consultati coi buoni, e sii "paziente ed anche impassibile alle personalità, quando non