Rassegna storica del Risorgimento

VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA
anno <1936>   pagina <1367>
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Gli albori del Regno di Vittorio Emanuele II secondo nuovi documenti 1367
Nous n'avons pas vu le Maréchal; le Gen. Hess nous a fait beaucoup d'ins-tances pour trouver le moyen de ne pas couper court aux aégociations.
H n'a pas parie de guerre lui qui est militaire, il a mème dit: la média-tiou s en mèle nous ii'aurons les millions ni les uns, ni les autres. Pour ce qui regarde Alexandrie il declino toute responsabili té en prétendant que M. de Bruk seul peut donner des ordres à cet egard, le róle de Maréchal se reduisant à executer les ordres de M. de Bruk
Dabormida. Boncompagni.
Il 14 aprile gli Austriaci entrarono in Alessandria accolti da digni­toso silenzio della popolazione. La notizia era stata data da un laco­nico avviso del generale De Sonnaz e da un comunicato del governo, pubblicato nei giornali del tempo 1} in cui giustificava la necessità di subire il fatto come legge di guerra. Ma l'impressione in paese fu grande e penosa. Lo stesso Intendente di Casale, Panizzardi, mettendo in rilievo lo sgomento degli animi, lamentava che non si fosse preparata l'opinione pubblica al fatto inatteso. 2)
Gli rispondeva il PinelK, il 28 aprile:3)
Il Governo del Re ha fatto quanto per lui si poteva onde impedire la con­fermazione di quell'atto e siccome fino all'ultimo momento aveva speranza che non si sarebbe mandato ad effetto, così gli era impossibile di poterlo far conoscere alla popolazione in una pubblicazione preventiva.
Attualmente vi ha supplito con quello fatto ieri e nell'intima convinzione di aver fatto il suo debito, ha fiducia che i popoli sapranno mantenere un con­tegno fermo e dignitoso, e che non si perderanno di animo all'aspetto di sacri­fizio che ci sono comandati da imperiose circostanze. Del resto il Governo medesimo ha fondate speranze che ove si debba conchiudere la pace, i patti vi saranno giusti ed onorati, mentre in caso diverso sarebbe per nulla disposto ad accettare.
L'occupazione di Alessandria servì di buon pretesto all'opposizione per urlare di nuovo al tradimento. Essa, si diceva, era un atto incosti­tuzionale perchè calpestava un sacro voto del Parlamento. Si ricor­dava ai lettori della Concordia che il 3 aprile la Gazzetta Piemontese
1) È il comunicato che il Pintor mondava da Torino a Roma e che è stato ripubblicato recentemente nel fascicolo di marzo nella nostra Rassegna (ELENA VECCHI PINTO, La missione di Michelangelo Pinto inviato presso il governo sardo, pp. 325-327).
3) Archivio di Stato di Torino. Materie politiche in genere. Cartella I.
9) Archivio di Stato di Tornio. Cartella cit.