Rassegna storica del Risorgimento

ORBETELLO ; PERALDI FELICE ; CIVITAVECCHIA
anno <1936>   pagina <1403>
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La organizzazione difensiva del litorale fra Civitavecchia e Orbetello, ecc. 1403
del Delegato di Civitavecchia {promoveatur ut amoveatur?). In assenza di fatti concreti cui riferire la causa del provvedimento non c'è da pensare che a diminuita fiducia dei suoi superiori verso di lui. Ma quali ne sarebbero state le ragioni? Il Michel riporta un giudizio severo del conte Lutzow sul Peraldi che ne critica l'avvedutezza politica. Lo Stendhal che fu, come si è detto, Con­sole di Francia in Civitavecchia durante quegli anni e che non dovette avere eccessive simpatie per il Peraldi ha raccolto nelle sue lettere varie notizie 0, forse più propriamente, pettegolezzi: che cioè il Delegato riusciva a conservare la carica solo perchè era nelle grazie del Papa, mentre i cardinali Bernetti e Ganiberini non lo dovevano tenere in gran conto, che da parte di molti citta­dini di Civitavecchia erano state più volte presentate istanze al Santo Padre perchè lo rimuovesse da quella carica. Stendhal poi aveva molte cose da ridire sull'amministrazione del Peraldi che a lui sembrava ardita, capricciosa... in una parola non piaceva. 2) Ma questi non sembrano i soli motivi determinanti il richiamo del Delegato, anche perchè dagli atti ohe si conservano 3J l'am­ministrazione di Civitavecchia colpisce per il numero delle iniziative, per i lavori in corso, per le migliorie che si apportavano o si volevano apportare alla vita economica e amministrativa della città e dell'intera Delegazione. A meno che non si voglia vedere una conferma che il Peraldi non riscuotesse le sim­patie del pubblico per la sua amministrazione, nel fatto che quando nel mag­gio del 1835 Gregorio XVI visitò la città il Peraldi risulta assente. 4> Proba­bilmente più discussa dovette essere l'azione politica di lui e sulla valutazione di questa non poteva non influire quella specie di prudente riserbo che, come si è detto più sopra, cominciava a circondare un po' tutte le sue pubblicazioni a sfondo filosoficopolitico e che veniva implicitamente ad investire la sicu­rezza stessa della sua fede politica e l'opportunità di certe manifestazioni del suo pensiero. Proprio in quell'anno 1334 il Nostro aveva pubblicato, come si è già riferito due scritti uno sulla Tranquillità dei Governi ed uno sulla Disugua-idioma Sociale, nei quali pur affrontando e risolvendo gli assunti, a volta gravis­simi, secondo le forme tradizionali della dottrina reazionaria, mostra poi nella costruzione interna delle argomentazioni, qualcosa più che una semplice cono­scenza degli atteggiamenti più nuovi della filosofia politica del suo tempo. Ed è appunto questo che lo fa muovere in una selva più o meno intricata di affer­mazioni e negazioni e lo spinge ad atteggiamenti conclusivi di intransigenza ultra ortodossa, che, appunto perchè tali, non servono a nascondere il senso di incertezza e forse più di interiore dissidio che traspare da quasi tutte le sue
i) . MICHEL, op. ciu, pag. 220.
Ì FABGES, Stendhal diplomate, Paris, 1892; C. CÀIJSSB, op. cit., p. 660-61,
3) (A. S. R.)t Ministero Interno. Atti della Delegazione di Civitavecchia, Busta 38 e segg.
4) MoaONI, Dizionario di erudizione storico ecclesiaalica, voi. XIV; V. ANNOVAZZI, Storia di Civitavecchia dalla sua origine fino all'anno 1848, Roma, 1853.