Rassegna storica del Risorgimento

1855 ; TOSCANA
anno <1936>   pagina <1407>
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Un fallito tentativo rivoluzionario in Toscana nel 1855 1407
mano a mano estraniandosi dalla politica ufficiale, i democratici mentre a Livorno non osano rialzare il capo per timore della inesorabile repressione austriaca, in Firenze ed altrove cospirano per preparare la riscossa mantenendo rapporti cogli emigrati toscani degli Stati Sardi con quartier generale a Genova.
Dirigenti e fiduciari del Gomitato Centrale Repubblicano Toscano sono Pietro Gironi, Carlo Fenzi, Costantino Mini, Andrea (riannetti, che propo­nendosi l'organizzazione degli affiliati in decurie, centurie e coorti con piccole quotazioni di un soldo la settimana, costituiscono un modesto fondo, per sopperire alle spese di stampe clandestine e favorire remigrazione dei com­promessi politici attraverso la trafila toscana in Piemonte e in Corsica. Secondo il Giannelli, fra il 1849 e il 1851 tale organizzazione contava in Firenze ben 3000 affiliati. La vendita delle cartelle delTImprestito Nazionale di Giuseppe Mazzini di venticinque lire ciascuna, raggiunse nella capitale toscana la somma di 6000 lire oltre a molte offerte straordinarie, e la Toscana vi contribuì largamente. *)
Nel 1852 si ebbero a Firenze e a Siena aggressioni contro funzionari di poli­zia particolarmente odiati. H 21 ottobre dello stesso anno di verificò un atten­tato contro il presidente Giovanni Baldasseroni, per opera di Francesco Peruzzi, già volontario nell'esercito toscano nel 1848 e nel battaglione Arcioni a Roma nel 1849, e condannato dopo il suo ritorno in patria dal restaurato governo insieme ad altri reduci ad alcuni mesi di prigione. Egli si propose di vendicare sulla persona del Primo Ministro i soprusi che da parte della polizia si erano aggravati per motivi che colla politica nulla avevano a che fare. L'attentato fallì e il Baldasseroni se la cavò con una leggera ferita, mentre l'autore riusci a fuggire in Piemonte (ottobre 1852), d'onde a richiesta del governo toscano fu estradato, e nel 1855 condannato.
Come tutti gl'inconsulti atti terroristici, anche questo non ottenne altro scopo che quello di giustificare nuovi provvedimenti ordinari e straordinari per estendere ed accrescere i poteri discrezionali della polizia affinchè non man­cassero i mezzi necessari a prevenire i disordini e frenare le sinistre tendenze dei mali intenzionati; inoltre con decreto 16 novembre 1852 venne ripristinata per vari delitti di pubblica violenza la pena di morte e furono aggravate le pene in vigore
credere piuttosto al De Langier che al Baldasseroni, il quale dopo avere indotto il generale a nn passo falso, non gli potè perdonare di non aver proseguito sulla via intrapresa fino alle estreme conseguenze e di averne in seno al Ministero osteggiato la politica. Vedi su questi particolari, D'AHCOKÀ, Ricordi ed affetti, p. 94 e segg., Milano, 1902. Intorno al Baldasseroni e al Landucci si leggano i giudizi di Ferdinando Martini in: Confessioni e ricordi, 'pp- 222227, Firenze, 1922. La lettera del generale austriaco Liechtenstein ul generale De Langier che autorizzava la cele­brazione dei caduti di Gustatone è integralmente riportata in GIANNEUCX, Lettere di A. Gian-tulli a G. Montini con prefazione riguardante il lavoro della democrazia toscano dal 1845 al 1859, p. SI, Prato, 1888.
i) Y. GIANKEIÌM, op. efc., pp. 39-43.