Rassegna storica del Risorgimento

1855 ; TOSCANA
anno <1936>   pagina <1417>
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Un fallito tentativo rivoluzionario in Toscana nel 1855 1417
H dottor Attilio Bazzanti, amico dei due sunnominati e di P. Carocci, suc­cesse a costui come cassiere della società mazziniana ed era intimo di certo dot­tor Somigli agitatore politico. In una dimostrazione dell'ottobre 1851 dette occasione a un conflitto con la polizia. a Egli ha sempre prediletto i repubblicani., e cominciò a guastarsi partecipando alla spedizione di Lombardia colla scolaresca-, universitaria .
Cosimini Francesco di Pistoia, pensionato regio, ingegnere, fu bollente oratore nei circoli politici della città durante le agitazioni popolari del bien­nio 48-49. Avvenuta la restaurazione, fu proceduto giudizialmente contro di lui; proscio'to dal tribunale, fa in seguito a procedimento disciplinare rimosso dall'impiego, con diritto a pensione.
Dato il modo con cui si era svolta tutta questa vicenda e l'intervento tempestivo della polizia, era verisimile che la grande maggioranza degli arre­stati fosse realmente, come affermava, ignara della venuta del Pino e dei suoi piani. Ipartecipanti ai convegni fiorentini pare abbiano subito soltanto degl'in­terrogatori, ma non essendo risultata a loro carico nessuna prova positiva, né essendosi sequestrato alcun documento, dovettero senz'altro essere rilasciati. Che gli altri poi fossero individui avversi alle istituzioni era già noto alla polizia; ed appunto per questo erano stati designati al Pino per l'organizzazione del moto in Toscana. Ma sulla presunzione della capacità a delinquere nessun tribunale, nonché quello toscano che aveva tradizioni di equità, avrebbe potuto emettere una sentenza di condanna; d'altronde se la partecipazione ai moti del '48 fosse stato un capo d'accusa troppa gente avrebbe dovuto essere con­dannata. Tuttavia in quella occasione a carico di molti prevenuti erano emersi particolari di una certa gravità: diffusione di cartelle del prestito mazziniano, detenzione di stampe proibite, favoreggiamento e connivenza con emigrati politici notoriamente avversi al regime. La nostra mente ricorre agli atroci processi di Mantova e alle feroci sentenze pronunziate ed eseguite dal governo austriaco, proprio in quegli anni e per imputazioni non molto più gravi. Ma il Landucci non volle neppure in questa circostanza essere il Seiano di alcun Tiberio, come Conriaieola solennità ebbe a dichiarare dopo la restaurazione del 1849. Né Leo­poldo II non ostante i suoi risentimenti e le sue tenerezze austriache aveva l'anima di un Tiberio.x) Così l'istruttoria si chiuse con un proscioglimento gene­rale. H Pino che era stato l'artefice di tutto fu espulso dalla Toscana e rim­patriato. 2J II governo fu contento di avere in tempo stornata la tempesta dallo Stato, di avere dato una nuova prova di oculatezza e di previdenza, di avere menato una nuova scossa alla già indebolita compagine della congrega mazziniana, col mostrare di conoscerne gli accoliti e i dirigenti e di essere iu
i) V. EEaoniAKroo MASTINI, op. cit., p. 225. ) V. IANNEI/I, Lettere eit., p. 83.
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