Rassegna storica del Risorgimento
1822 ; TOSCANA ; PISA ; CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA
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1936
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1211
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Cospiratori piemontesi in Toscana* eco, 1211
ricompensa non .seppi ricusare di accingermi a sì abominevole impresa, ma riflettendovi poi nel corso della notte, dissipati i vapori del vino, a mente serena inorridj del progetto fattomi e, per far conoscere a quell'Angusto personaggio cui si insidiava la vita il suo periglio, all'indomani mattina mi recai nel Duomo di Pisa, ove gettatomi appiè di quel Canonico penitenziere sotto sigillo di confessione rivelai a quel Sacerdote l'atroce misfatto che si attentava. Il signor Canonico inorridì al mio racconto, e dopo una vìva ed efficace rimostranza mi fé scrivere un piccolo avviso diretto alla prefata Sua Altezza.
I savi suggerimenti di quel degno sacerdote finirono dì dissuadermi, onde in quello stesso giorno abboccatomi col Fouquet e suo compagno nel Caffè delle Tre Donzelle ritrattai la promessa fatta a quei due ribaldi, i quali dissimularono il torto, e sotto pretesto di andare a prendere un abito per farmene dono mi lasciarono in quel caffè ove rimasi lungo tempo, e quindi seppi dal loro albergatore che erano partiti da Pisa. Temendo che da questi due cattivi soggetti potesse essermi insidiata la vita partendo da solo da Pisa pregai il cocchiere della signora marchesa Teresa Giustiniani vedova del fu Alessandro che in tale occasione tro-vavasi in quella citta di darmi posto in sciarpa o dietro la carrozza in quella stessa notte che la Bua padrona ritornava da Pisa a Firenze. Aderì il cocchiere alla mia istanza, e partimmo di fatto per Firenze la notte medesima e quindi restai impiegato al servizio della prefata signora....
Aggiunge di avere abbandonato il servizio della Marchesa a Modena dopo una decina di giorni; di essersi riportato a Firenze verso la fine di giugno ed ivi, infiltratosi in una conventicola di esuli carbonari, d'essere entrato a far parte di una nuova società massonica da cui fu inviato a Pesaro con una missione. Precisa che ebbe con certo cav. De Angelis, venerabile della setta, diverse conferenze, particolarmente nel caffè óVHoébe rimpetto alla Chiesa di S. Michele.I) Prima di queste dichiarazioni, fatte nel gennaio del 1825 al Direttore di Polizia di Genova, il Mal atesta aveva, nel dicembre 1824, deposto al Tribunale di Napoli le stesse cose con poche varianti. In quella precedente deposizione, il Michele Fouquet era Friquet e non ricordava il nome del secondo piemontese che disse poi chiamarsi Francois. Specificò che la sera del -16 giugno 1822 ce egli riconobbe l'effetto del foglio poiché il Principe sorti da una porta segreta del suo palazzo ed invece di percorrere le strade della città si imbarcò su di una lancia e divertissi per l'Arno . Aggiunse che i due ribaldi avevano delle cambiali su certo Marciarli, residente a Livorno. Il Malatesta, arrestato nel dicembre 1824 ad Aquila, durante la sua prigionia a Napoli, scrive una supplica al Principe di Carignano ricordandogli l'avviso anonimo del 1822 e chiedendo la sua protezione. La figura del Malatesta è con acuta ed esauriente analisi illuminata dal De Simone. È utile riportarne le conclusioni:
...il fatto che, dopo il ano preteso disdir l'impegno, sia rimasto in Pisa ad osservare l'uscita di Carlo Alberto dal Palazzo e il suo cammino; l'essere ritornato a Firenze, dove certamente
i) Non mi risulta esistesse a Firenze un Caffè iTHtHÌbe. Deve trattarsi del Caffè d'Ebe, in via dei Servi; nella quale via trovasi puro una chiesa di S. Michele, però non di fronte al posto dove s'apriva il caffè. Lo stesso caffè quindi che era frequentato nel 1823 dal Dessanti come risulta dall'interrogatorio di quest'ultimo. Il nome ha certo subito nel ricordo del Mala-testa il destino di molti altri nomi da lui citati.