Rassegna storica del Risorgimento
1822 ; TOSCANA ; PISA ; CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA
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1936
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Ernesto Benedetto
non sarebbe stato nel luogo più sicuro dalle rappresaglie tic* settari; l'aver ansi ottenuto da essi, allora più che prima. Bocconi ed altri incarichi di fiducie; tatto ciò mena a ricostruire il fatto semplicemente cosi. U Malatesta, tutto dedito, ormai per professione, a trar profitto da' servigi alle sette, ma accòrtissimo nelTevitar di compromettersi, avrebbe accettato il carico delittuoso, riservandosi di meditar tra sé la maniera di uscirne immune; ed avrebbe pertanto escogitato di far come fece; la confessione non avrebbe compromesso, il Principe non sarebbe uscito al modo solito, egli se ne sarebbe accaparrata la gratitudine per il momento opportuno, avrebbe fatta la figura dell'eroe disgraziato in faccia ai mandanti; e s'intende che non va creduto così dell'aver egli disdetto l'impegno, e si spiega ancora come abbia visto il Principe ad uscir da altra porta ed imbarcarsi: con lui videro gli altri. *)
Il Mal atesta è evidentemente, volta a volta, mentitore o reticente, Già il De Simone rileva come nei suoi interrogatori eviti di parlare di un suo viaggio a Milano nell'agosto del 1822, di cui è prova negli atti di polizia. Dai registri dei custodi delle porte di Firenze 2) non risulta sia arrivata e ripartita tra il 15 giugno ed il 1 luglio 1822 nessuna marchesa Giustiniani, né sola, né accompagnata da servi; ma nelle stesse note è registrato il giorno 6 luglio l'arrivo alla Porta S. Gallo di Malatesta Giuseppe, genovese, artista, proveniente da Bologna.
La storia del suo servizio presso la Marchesa doveva servire a rispondere in qualche modo alla inevitabile domanda su come avesse impiegato il tempo dopo la sera dell'attentato e a dar credito alla sua affermazione di paura per le possibili rappresaglie dei mandanti.
Il suo nome non figura tra quelli dei forestieri partiti da Firenze dal 6 luglio in poi, e noi sappiamo per sua confessione ch'egli fu inviato a Pesaro, non solo, ma sappiamo che nell'agosto era a Milano. Egli sorti quindi da Firenze clandestinamente (o a piedi come un cittadino qualunque a diporto, o con falso passaporto, cosa tutt'altro che rara per un settario) beneficiando ancora, come egli stesso ci racconta, dell'appoggio e della fiducia dei carbonari di Firenze.
Quando nel 1824, in seguito al suo arresto ad Aquila, egli seppe che lo aspettavano cinque anni di galera a cui era stato condannato in contumacia per truffa, il pensiero di sfruttare il suo furbo gesto di Pisa (l'avviso al Principe) lo indusse a scrivere la supplica a Carlo Alberto e nell'interrogatorio che ne segui egli non potè non dare particolari e fare nomi. Ma facendo nomi cha han rapporto con l'episodio di Pisa dichiara di non conoscere quello di uno dei ribaldi e confessa l'altro: Friquet, prima e poi Fouquety avvertendo che si tratta di gente che mentiva patria e stato.
L'impressione intima della Polizia di Genova era che il Malatesta facesse erronee ed insussistenti allegazioni per profittare dei soccorsi che per tale oggetto sperava di ottenere . Ma è per me fuori di dubbio, dopo la citata pubblicazione del De Simone, che al fondo delle rivelazioni del Malatesta ci sia
)) DE SIMONE, art. cit., p. 79.
2} ÀBCHTVIO STATO FIRENZE, J3uor Governo Ordinario, anno 1822, filza 80.