Rassegna storica del Risorgimento

1822 ; TOSCANA ; PISA ; CARLO ALBERTO RE DI SARDEGNA
anno <1936>   pagina <1213>
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Cospiratori piemontesi in Toscana, ecc. 1213
un nucleo di vero; e proprio la cosa più seria: il complotto di Fisa. Il racconto del suo viaggio a Lucca e dell'arrivo a Pisa riproduce nei più piccoli dettagli la tipica organizzazione dei colpi terroristici: il sicario prescelto dall'organiz­zazione nella persona del solito uomo capace di tutto e bisognoso di tutto, avviato ad un centro che lo soccorre e ne cara la preparazione fino alla vigilia del colpo, per indirizzarlo poi a quelli che sul posto prescelto hanno studiato le modalità e preparati i mezzi per l'esecuzione; ignaro e indifferente, il più delle volte, circa la vera identità dei complici e dei mandanti con coi viene a rapporto a mezzo di segni misteriosi di riconoscimento, di nomi convenzionali di guerra.
Dei nomi fatti dal Malatesta nella sua rivelazione nessuno portò alla iden­tificazione dei complici. Ma il nome del sedicente francese FriquetFouquet che propose al Malatesta 1* esecrando delitto mi tornò alla mente nel rico­struire le vicende avventurose del sedicente Alessandro Bouquet.
H BouquetBottone è mdisqjutihilmente un carbonaro; lo provano le carte, i proclami della setta trovati fra i suoi bagagli; deve essere un agente attivis­simo dell'organizzazione. Compromesso nei moti piemontesi del 1821 (come egli stesso dichiara al Governatore di Pisa), segnalato dalla Polizia di Milano che apre le sue lettere alla famiglia, in relazione coi centri di rifugiati politici di Spagna e di Inghilterra, viaggia con falso nome. Egli deve essere venuto in Italia con una speciale missione della setta da svolgersi precisamente in Toscana, missione delicata e importante che gli consiglia di mantenere l'inco­gnito il più diligentemente possibile. Alla Polizia di Pisa dirà che le false generalità erano state da Ini assunte per potere attraversare la Francia onde recarsi a Corfù, ma a Firenze, dall'Incaricato d'affari dell'Inghilterra si fa rilasciare un altro passaporto come suddito inglese per recarsi a Livorno. Partito da Firenze il 13 febbraio 1922 per Livorno, sceglie Pisa come sua sede abituale. Difatti, por recandosi sovente a Livorno, come dimostrano le ami­cizie colà contratte e gli affari che in quella città lo chiamavano sovente, a Pisa riceve le lettere dell'amministratore Pevron da Torino. Nessuna notizia sulla sua vita nei mesi dal febbraio al giugno, ma vediamo che verso la fine del maggio e il principio di giugno egli è a Lucca (dove il Malatesta si trat­terrà dal 10 al 13 giugno presso il Marini che lo munirà di una commenda­tizia per i due liberali di Pisa), e ai primi di giugno egli sta preoccupandosi di ottenere un passaporto svizzero al nome di Gessner, tedesco (lettera di Tonino del 3 giugno e lettera di Varselli del 10 giugno). La lettera di To­nino è scritta in francese e molte altre lettere scritte al Bottone recano l'indi­rizzo: A Monsieur Bouquet. H Bottone era giunto in Italia con un passa­porto inglese che lo qualificava suddito inglese del Canada: poteva benissimo farsi passare, come poteva indicarlo il nome di Bouquet, per Un canadese di famiglia francese. Piemontese, cresciuto sotto la dominazione francese, doveva possedere agevolmente la lingua francese, come l'inglese appresa di poi negli