Rassegna storica del Risorgimento
anno
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1936
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pagina
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1281
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Libri a periodici 1281
Il volarne del Del Bono è una spietata requisitoria dello quale non si può negare la fondatezza: l'unico appunto che debbo fargli e di non aver sempre conservato l'accento sereno nello storico e di essersi troppo spesso abbandonato a esclamazioni e rilievi di tono polemico ohe attenuano l'efficacia della sua critica.
Sarebbe anche stato desiderabile che l*A. avesse esaminato con maggior larghezza le cause più. profonde della crisi del '66. Egli vi accenna appena, e il Silva, che aveva rilevato la neces-sità di mettere in luce le condizioni generali del Paese delle classi sociali, dei governi , obietta che, nonostante tutto, l'Italia riuscì a mettere in campo un esercito di circa trecentomila nomini. Ma questo, a mio avviso, non infirma le deduzioni del Silva. Basta infatti considerare il problema degli alti comandi, che sono ano dei primi indici della potenzialità militare di una nazione, per convincersi della debolézza dell'argomento. Inoltre il Del Bono non ha pensato che V Italia del '66 era assai meno forte del Piemonte del '59. Il rapido ingrandimento era stato, e doveva rappresentare per molti anni, una dispersione di energie, un infiacchimento del compatto nucleo originario. Al Silva si potrebbe piuttosto obiettare che 11 suo ragionamento, sebbene giustissimo, non giova affatto al La Mormora. Esso spiega soltanto come in quel periodo di crisi il livello medio degli uomini di governo si fosse abbassato, e come il La Marmerà fosse uno di loro, in quanto segui gli avvenimenti e non 11 dominò; esso conferma che egli non possedette nessuna delle qualità del grande statista o del grande capitano. Ora se f: vero che non si deve fare appunto a nessuno di non essere un genio, è anche vero che a chi assume la responsabilità di guidare un Paese nelle ore supreme in cui si decide del suo avvenire ed è in giuoco la sua stessa esistenza, non si può perdonare di esser mediocre.
Per concludere, c'è un argomento che nel libro del Del Bono Ò appena sfiorato e che meriterebbe più ampia trattazione: voglio dire la politica personale di Vittorio Emanuele ti!.. E un argomento fdi.Steaordinario interesse, e i pochi accenni del nostro A. non fanno che acuire la curiosità dello storico. Tediamo per esempio che il Re si rese esatto conto degli errori dei suoi generali, che se dopo Villafranca aveva tenuto testa alle pericolose audacie del Cavour, adesso tentò ripetutamente di opporsi all'imbelle arrendevolezza dei ministri, e in più di una occasione protestò sdegnosamente contro le ingerenze di Napoleone Ili. Non rimprovero al Del Bono di non avere approfondito l'argomento, perchè, fondandosi in modo esclusivo su fonti edite, non poteva dirci di più: mi auguro tuttavia che altri possa quanto prima mettere in piena luce la figura politica del grande Sovrano. R PAIMOGCHX
GIOVANNI COLLETTO, Storia della città di Corleone; Siracusa, Tipografia Littoriale, 1936-XIV, in 16, pp. 448. L. 15.
Fare la storia di una città attraverso tanti secoli, dalla latinità ai giorni nostri, è cosa lunga e difficile, che può essere intrapresa solo da chi è sorretto nelle sue faticose ricerche da un grande amore per la sua terra. Questo ha fatto il Colletto, senza lasciarsi prendere la mano, come troppo spesso succede, dalla carità del natio loco. Anzi, se un appunto si può fare al suo studio è quello di essere alle volte troppo scarno e di seguire troppo rigidamente i documenti d'archivio, in modo cheli racconto riesce frammentario. L'A. considera la vita politica, economica, religiosa di Corleone, i personaggi più importanti e insieme i banditi più famosi e le cerimonie popolari più significative, per ricostruire la scoria interna della città ed i rapporti che ebbe col resto dell'isola. Per il periodo che si riferisce direttamente ai nostri studi, dobbiamo vedere in Corleone la patria dei fratelli Bentivegna (furono essi a risvegb'are la popolazione, fino al 1848 lontana da ideali politivi di italianità) e dobbiamo ricordare l'aiuto che diede olla spedizione garibaldina del 1862. EMILIA MOBELLI
BICE RIZZI, Carteggio di Oreste l'aratieri 1887-1901 con note biografiche a cura di Bice Rizzi; Trento, Tip. Ed. Mutilati e Invalidi 1930-XEV, prezzo L. 13. (Collana del Museo Trentino del Risorgimento).
Questa collana. Iniziativa coraggiosa e meritoria basata unicamente sulle modeste risorse del Museo, si è quest'anno accresciuta di un nuovo volume (il quinto della serie) curato dalla direttrice del Museo stesso, Bice Rizzi.