Rassegna storica del Risorgimento
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1936
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pagina
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1282
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1282 Libri e periodici
Con e*8o la compUatricc, realizzando il voto di un grande patriota comparto, Scipio Sigitele, volle trarre da immeritato oblio e riabilitare la figura di Oreste Baratieri, pubblicando ti carteggio che egli ebbe dorante la sua intensa vita coloniale e negli anni dolorosi segniti Ila sconfitta di Adua, che per un quarantennio doveva offuscare la gloria sua di soldato e rimanere come un incubo doloroso sulla vita del popolo italiano.
Questo amoroso tributo d'omaggio alla memoria dello sfortunato generale trentino coincide opportunamente oolTinizìo dell'Impero da lui con singolare chiaroveggenza auspicato, in cui Adua e hi sua persona riappaiono al popolo italiano nulla più che una pagina di storia dolorosa, un'epopea sanguinosa ma eroica: con Adua infatti, rivendicata dai soldati della nuova Italia, lo spirito di Barai.ieri è placato per sempre*
Questo carteggio rivela gli errori, le incomprensioni e le passioni di quel tempo* e mette >n nuova luce il Baratieri, governatore colto ed accorto, soldato valoroso e senza macchia come doveva provare il tribunale speciale dell'Asinara il quale, ee mai, ebbe un solo ed unico torto, di non aver saputo con energia imporsi al governo onde ottenere i mezzi bellici e finanziari da lui ritenuti indispensabili per assicurare quel successo militare che per viste parlamene tari gli si era imposto*
La Rizzi, premessi alcuni cenni biografici del generale coi dati del suo brillante stato di servizio e un indice con note biografiche dei vari mittenti e destinatari delle lettere riportate, spiega nella prefazione come la prima idea del carteggio sia da attribuirsi ad un valoroso superstite di Adua, il colonnello Emilio Bellavita, dopo la pubblicazione recente del suo volume su quella battaglia, idea da Lei con entusiasmo raccolta ed attuata: al carteggio, dato il numero rilevante dei corrispondenti, essa diede l'unica ordinazione possibile, quella cronologica, deplorando che per le dispersioni avvenute le lacune gravi che vi si riscontrano non abbiano potuto malgrado ogni più diligente ricerca, essere colmate.
Però questo carteggio, per quanto incompleto, comprende egualmente 248 lettere. Esso si inizia coli' 11 dicembre 1887, quando il Baratieri serviva in colonia agli ordini del San Marzano, e termina col 14 giugno 1901 poco prima della sua morte. Le sue lettere sono ricche di osservazioni originali ed acute, spesso profetiche, sempre equilibrate e caute anche nei momenti della massima gloria, esse segnano le varie tappe della sua esperienza africana fino alla sua nomina a governatore nel '92, olle vittorie del '94 e '95 per le quali consegni il grado di tenente generale per merito di guerra e comandante in capo delle truppe d'Africa riescendo a far sventolare il tricolore nel Barca, nel Tigrai e ncll'Endertù, ai dolorosi avvenimenti di Amba Alagi e di Adua, alle calunnie ed alla terribile campagna di stampa che ne furono il triste corollario : quelle dei corrispondenti dinotano la considerazione che il Baratieri aveva saputo acquistare soprattutto nelle alte sfere militari e politiche e come anche nella sventura non gli siano mancati amici devoti e fedeli i quali ne seppero sorreggere il morale affranto, rincuorandolo a scrivere quelle Memorie d'Africa, che vennero meritamente apprezzate dai competenti e dagli onesti.
Così, accanto ai nomi noti dei generali Boldissera e Pelloux, di parecchi suoi compagni d'armi e di vita coloniale che poi raggiunsero alti gradi nell'esercito o fecero brillante carriera, di uomini politici non accecati da passione di parte, di intemerati patrioti come Scipio Sighele ed Angelo Giacomelli, di intellettuali quali la mite figura del vescovo Bonomelli e delle scrittrici Antonietta Giacomelli e Giuseppina Mortinuzzi, vi sono quelli di molti altri modesti ed oscuri i quali, colpiti nella loro anima pura di Italiani dalle offese all'onore dell'amico da loro ignorato quando la sorte gli era propizia, non gli lasciarono mancare la loro affettuosa solidarietà quando tutti lo vituperavano.
La Rizzi ha*efficacemente cooperato colla pubblicazione di questo epistolario, a cui fa seguire in appendice molti apprezzati giudizi autorevoli sul compianto generale, ad abbattere torno alla sua figura la muraglia di disprezzo e di rancore che la isolavano dal mondo; esso prova in forma inoppugnabile il suo patriottismo, la sua modestia, la sua grande visione d'un'Italia imperiale, il suo dignitoso contegno nell'ora dell'avverso destino.
PIEJIO PEDROTTI