Rassegna storica del Risorgimento
anno
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1936
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1293
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Vita dell'Istituto
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Il Cav. Zftlum, Consultore del Comune, a nome nuche del camerata doti. Bardocci ha riferito intorno ai propositi dtll'ammiuistrnzionc comunale per risolverà la questione annosa della fondazione e sistemazione del Museo livornese del Risorgimento. È stato espresso il voto che il Museo possa presto venire inaugurato. Il Presidente ha dato notizia dei materiali giù da tempo raccolti per il Museo o attualmente depositati presso l'Archivio Storico cittadino, ed Ila anche accennato a quelli promessi da enti, istituti, e privati. Nella discussione seguita sono state date interessanti notizie circa i cimeli le carte, ecc. che potrebbero o dovrebbero essere assicurati al nuovo istituto cittadino.
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MANTOVA. U Comitato si sta inteiessando attivamente per la soluzione del problema riguardante il riordino e la custodia del Museo del Risorgimento. Sono in corso trattative con il Podestà, con la Direzione del Palazzo Ducale e con la R. Soprintendenza alle Belle Arti per definire i particolari della nuova sistemazione.
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MODENA. Il giorno 5 luglio si è riunito nuovamente il Comitato modenese del R. Istituto per la Storia del Risorgimento.
Sono presenti, insieme con numerosi soci, molti professori. Commissari degli esami dì Stato, che la Consulta ha voluto invitare, per offrire loro anche l'occasione d'una visita alla storica casa del Muratori nella quale si tiene l'Assemblea.
Il Presidente aw. comm. Santi onu ino, aperta la seduta, saluta gl'intervenuti e in particolar modo i graditi ospiti. Si compiace della vitalità del Comitato, di cui illustra brevemente la natura e le iniziative, concludendo con un vivo elogio all'indefessa opera del segretario. Questi poi dà notizia d'una bella lettera di S. E. il Ministro Solmi, relativa a un argomenta trattato nell'Assemblea precedente, e cosi pure di alcune adesioni all'odierna adunanza. Quindi si passa elle comunicazioni dei Soci, fissate dall'ordine del giorno.
Il dott. Stendardo tratta dei rapporti di Francesco V con l'Austria. Premesso che la politica estera di Francesco V, intransigente verso i principi rivoluzionari e i loro fautori, coincise quasi sempre con quella austriaca, il dott. Stendardo ritiene che ciò dipendesse unicamente da identità di convinzioni e non, come molti hanno detto, di servilismo da parte del Duca. A sostegno del suo pensiero egli cita e in parte legge alcune lettere inedite che Francesco Vinviò al conte Ferdinando Tarabini-Castellani, suo Ministro delle finanze, incaricato di concludere a Vienna la nota lega doganale. In quelle lettere il Duca usava termini molto energici riguardo alla condotta austriaca e ordinava al suo rappresentante la più grande fermezza contro i tentativi di sopruso da porte del Governo viennese. Appunto in tale atteggiamento del Duca vede il disae-rentc una notevole prova d'indipendenza, e crede perciò che debba essere riveduto il comune giudizio secondo cui Francesco V ebbe sempre verso l'Austria il più cieco vassallaggio.
Interloquiscono sull'esposizione del dott. Stendardo il Presidente, e polii socio aw. Ponzi, il anale mette in guardia dal pericolo di sopravalutare i documenti e osserva come non si possa da qualche atteggiamento indipendente assunto da Francesco V verso l'Austria in materia prettamente economico far derivare un giudizio d'indipendenza politica. Aggiunge che da tale indipendenza Francesco V fu sempre ben lontano, e> ricorda a questo proposito l'atteggiamento di Ini nel 1859, quando le milizie estensi si trovarono a Solferino, inquadrate nell'esercito austriaco.
Il dibattito, che interessa molto i presenti, 6 chiuso alla fine dal Presidente il quale da la parola al segretario, prof. Morselli, per lo svolgimento di un'altra comunicazione.
Il prof. Morselli svolge il tema: Ricordi modenesi della battaglia di Dogali. Prima di tutto egli fa presento come tra gli eroi che caddero insieme col colonnello De Cristoforia il 26 gennaio 1887 fossero due giovani, venati da questa terra modenese, che nessuno ricorda negli scorsi mesi di rinnovata passiono africana: il soldato Antonio Barbieri e il sergente Giovanni lagoni. Il primo era di Finale Emilia; il secondo nato a Parma, si può considerare modenese, poiché a Modena, dove viveva la famiglia, trascorse l'infanzia, l'adolescenza e la giovinezza. Si sofferma più a lungo sul sergente Iasoni, permettendoglielo alcune preziose memorie diluì, donate dal fratello Mona. Erminio al Museo del. Risorgimento. Legge e comunica una lettera che l'Eroe