Rassegna storica del Risorgimento

1860 ; DIPLOMAZIA ; ROMA ; SPAGNA
anno <1937>   pagina <17>
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Roma nel 1860
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... Dipoi Sua Santità ebbe la bontà di farmi le rivelazioni e le confidenze di cui feci cenno nel citato telegramma di ieri e che debbo ora riferire per esteso. Cominciò col lamentarsi della fatalità dei tempi presenti e, alludendo manifestamente all'Imperatore dei Francesi, al Re di Sardegna e all' Inghilterra, deplorò la mancanza di ogni principio morale e religioso, *) sostituiti dalla più sfrenata ambizione e dall'egoi­smo più sordido; la giustizia sostituita dalle imprudenti ispirazioni del tornaconto, della superbia e dell'arbitrio; le norme di condotta fissate e determinate dall'occasione favorevole od avversa, senz'altra mira che il proprio profitto; i potenti senza riguardo e senza imparzialità verso i deboli, senza pietà né generosità per i caduti. 3) Riconobbe, con la sua lucidissima comprensione, la debolezza e la difettosa organizzazione dell'esercito pontificio, gli insuperabili ostacoli a riformarlo in senso italiano o nazionale derivanti dalla mancanza di consuetudini militari, dalla impossibilità di decretare leve, dal sovvertimento di idee nella gioventù delle grandi città destinata a fornire il maggior contingente qualora si dovesse effettuare il sorteggio.
Si diffuse poi in altre considerazioni analoghe, concludendo col-l'esprimermi la sua giustificata sfiducia verso i presenti Capi del suo piccolo esercito, non già perchè li credesse infidi, ma perchè li consi­derava incapaci, privi di prestigio personale di fronte all'Europa ed agli stessi Stati Pontifici, sforniti di entusiasmo, di qualità di comando, di istruzione e di precedenti guerreschi. Per tali ragioni Sua Santità reputava indispensabile la nomina al comando del suo esercito di un Generale stimato di una qualsiasi delle Potenze cattoliche, di rino­manza europea, assuefatto alla guerra e che fosse un soldato di pri-m'ordine. Credetti comprendere, sebbene non abbia detto nulla di esplicito, che la sua propensione fosse per un generale spagnuolo, perchè a queste sue riflessioni Sua Santità mischiò molti apprezzamenti
1) Queste parole richiamano quelle che Pio IX scriveva al fratello Gabriele il 19 dicembre 1859: sono stanco non tanto delle rivoluzioni guanto dell'inganno degli nomini, e sono afflitto e costernato pel torrente dell' immoralità cbe innonda, al quale torrente si dà tutta la spinta. (Vedi: Per il Centenario della nascita di Pio XX, Torino, Houx, 1892, p. 44).
2) La violenza di questi sfoghi non vale certo a dimostrare in Pio IX quel <i perfetto impero Bopra so stesso di cui gli dà vanto il Vercesi facendo suo il giudizio del Balm.es. Vero è cbe il medesimo Vercesi non manca di avvertire: a Giudicandolo esclusivamente al lume della diplomazia umana, il giudizio pud essere anche non soverchiamente brillante . Cfr. VJBBCBSI, Pio IX, Milano, 1930, pp. 257 e 259.
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