Rassegna storica del Risorgimento
1859 ; AUSTRIA
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1937
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1414 Friedrich Engel von Janosi
che le decisioni sull'ulteriore condotta austriaca dovevano ormai esser prese 6olo dal punto di vista militare. II Ministro delle finanze si richiamò al fatto che nel frattempo truppe francesi erano entrate in Piemonte; e Bach, il Ministro degli interni, dichiarò che, se anche ciò non costituiva esclusivamente la ragion della guerra, era pur sempre una ragione di più. Ormai non si trattava più di continuar le trattative diplomatiche. Nulla potrebbe esser più nocivo di un dubbio sul da farsi. Poiché l'Austria ha inviato l'intimazione al Piemonte, è una esigenza d'onore ed una assoluta necessità dedurne le conseguenze. Non vi può essere questione d'altro: nemmeno della considerazione che l'Inghilterra e la Prussia vedrebbero con soddisfazione che non si dichiarasse la guerra e si continuassero le trattative. L'Imperatore mise in rilievo che la risposta piemontese non negava la richiesta del disarmo; anche Buoi ammise che solo le condizioni poste da Cavour al disarmo, soprattutto la pretesa di entrare nel Congresso con gli stessi diritti dell'Austria, potevano esser respinte come inaccettabili. Ma questo bastava perchè egli, come politico, potesse esprimere la possibilità di una invasione del Piemonte: sulla necessità di un simile passo, erano i militari che dovevan decidere. L'Imperatore ed Hess si pronunciarono concordemente per la necessità, dal punto di vista militare, di procedere con la massima rapidità. Buoi riconobbe il suo errore nel giudicare l'atteggiamento francese: dichiarò che non si aspettava nulla da una continuazione delle trattative con Torino, e ripetutamente rimise la decisione ai militari. A suo vedere, l'Austria, nel prossimo avvenire, non aveva da contare su di nessun nuovo alleato, ma anche su di nessun nuovo nemico. L'Imperatore, e tutti gi altri membri della Conferenza, si dichiararono per l'inizio immediato dell'offensiva. In onesto momento l'aiutante generale dell'imperatore* jl conte Grùnne, prende la parola per avanzare i più gravi rimproveri contro il dirigente della politica estera della Monarchia: espressione, in parte, della vecchia