Rassegna storica del Risorgimento

BRATTI ANDREA
anno <1937>   pagina <1433>
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Un vescovo napoleonico 1433
trovare queste idee svolte nel modo più spinto, nell'indirizzo del 7 febbraio 1811, pubblicato nel Giornale Italiano dell'll febbraio dello stesso anno, col quale il vescovo di Forlì aderiva alla manifestazione del capitolo metropolitano di Parigi. L'indirizzo è scritto nello stile enfatico che era in uso in quel tempo e da questo lato non è molto diverso degli altri, esso vi aggiunge però qualche citazione storica non priva di significato, come quella della lettera scritta dal Concilio d'Efeso al clero di Costantinopoli, dopo l'abdicazione del suo patriarca, affinchè prendesse in custodia quella Chiesa e guardasse
i diligentemente tutto ciò che le apparteneva per renderne a suo tempo ragione a quegli
il quale per divino volere verrà a senno dei piissimi Imperatori ordinato. Questa prero­gativa del clero dei primi tempi della Chiesa è poi passata, soggiunge il Bratti, in pieno diritto ai capitoli metropolitani cattedrali dopo le loro istituzioni.
Nello scritto, il Bratti prende evidente posizione contro il potere che i pontefici vennero man mano acquistando mediante l'isti­tuzione canonica ed il giuramento di fedeltà, giudicandoli come vincoli che menomavano l'ordinaria potestà vescovile e concluse dichiarando!
né io né la Chiesa dalla Provvidenza affidatami da governare, sapremo giammai sepa­rarci dai generosi e leali sentimenti di quel primo clero di Francia, che ha saputo in ogni tempo con tanta dignità riunire i diritti del trono ed i doveri della religione e protestiamo altamente di voler essere, vivere e morire nei medesimi sentimenti*
L'autrice delle interessanti indagini che abbiamo già prima ricor­date, nelle quali è illustrata la questione insorta fra la Santa Sede ed il Governo napoleonico per la nomina dell'arcivescovo di Firenze, mette in dubbio la sincerità di questi indirizzi di vescovi e di capitoli ita­liani all'imperatore ed il dubbio è certamente giustificato in molti casi. Quanto al vescovo di Forlì però, c'è da pensare che questo suo schierarsi a favore delle dottrine enunciate dal capitolo metropolitano di Parigi non fosse dettato soltanto dall'opportunità. Come già abbiamo detto nell'animo del Bratti, il periodo della dominazione austriaca nell'Istria aveva, probabilmente, suscitata una violenta reazione che lo portava ad aderire con entusiasmo, che possiamo anche riconoscere eccessivo in un prelato, al Governo napoleonico. Gli antichi sudditi della Repub­blica veneta, consci dell'impossibilità d'un risorgere dell'antico Stato veneziano, s'erano divisi, allora, come si sa, in due grandi correnti: una, spinta dall'orrore per gli eccessi rivoluzionari, s'aggrappava all'im­pero degli AbsburgoLorena come al palladio del conservatorismo,