Rassegna storica del Risorgimento
BRATTI ANDREA
anno
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1937
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pagina
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1434
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1434..
Pier Silverio Leicht
l'altra abbagliata dalla costituzione del Regno d'Italia, nella credenza che questo potesse in progresso di tempo ridare alle provincie italiane l'indipendenza dallo straniero, aveva data un'adesione piena d'illusorie speranze all'idea napoleonica. Si deve anche riconoscere che in molti permaneva un senso di profonda ed entusiastica riconoscenza per il gran Corso, che aveva tratta la Francia dal caos sanguinoso del terrore e, con ciò, aveva tolto ai paesi contermini, il pericolo di precipitare anch'essi in quel baratro. Queste ragioni possono, almeno in gran parte, esplicare l'atteggiamento del Bratti, ed escludere che esso gli fosse dettato soltanto dall'ambizione e dall'opportunismo. Del resto, la fermezza che egli dimostrò più tardi, nel periodo più doloroso della sua vita, giustifica, ci sembra, questa riserva.
La grave tensione fra Pio VII e Napoleone ebbe, come si sa, una attenuazione verso la fine del 1810, sinché poi il 25 gennaio del 1813 fu concluso, a Fontainbleau, fra le due Potenze, il nuovo celebre concordato. Esso, come si sa, formato fra tragiche vicende, non rappresentò una vera pace fra il Pontefice e l'Imperatore, giacché il primo, che era stato a stento persuaso a firmarlo dalle preghiere di cardinali e di prelati, ehibe subito dopo a ritrattarsi ed a sconfessare così la prima transazione di Savona del 6 novembre 1810, che il concordato stesso. Tuttavia le trattative intervenute portarono ugualmente ad una pacificazione degli animi. In tutte le chiese dell'Impero, come pure in quelle del Regno d'Italia furon celebrate solenni azioni di grazie a Dio per il concordato, divenuto il 13 febbraio 1813, malgrado la ritrattazione pontificia, legge dell'Impero e le popolazioni ne godettero profondamente. Intanto erano stati dati titoli ed onori ai vescovi che avevano avuta parte in tali vicende ed anche il Bratti ebbe tale riconoscimento dal Governo imperiale: fu creato commendatore della Corona Ferrea e, l'8 maggio 1812, barone del Regno d'Italia, titolo trasmissibile
a quello dei suoi nipoti che avrà scelto, ed alia di lai discendenza diretta, legittima naturale di maschio.in maschio per ordine di primogenitura.
Questo periodo rappresenta il sommo della curva ascendente nella vita del Bratti: di 11 a poco l'astro napoleonico volgeva precipitosamente al tramonto. Sappiamo ben poco di quest'ultimo periodo; da Capodi-strìa, i soliti informatori della polizia austriaca dicono, nell'aprile del 1814, che mons. Bratti era fuggito dal suo vescovado; senonchè invece dalle notizie raccolte da uno scrittore forlivese, Michele Placucci, al anale si deve un libro sul passaggio di Pio VII per Forlì, e soprattutto