Rassegna storica del Risorgimento

BRATTI ANDREA
anno <1937>   pagina <1438>
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Pier SUverio Leicht
nella ricordala Storia di Forlì del Calletti, la Congregazione apparve persuasa delle ragioni esposte dal Bratti a sua difesa, ma il Ponte­fice Leone XII, con inesorabilie severità, emise una bolla nella quale si dichiarava (sempre secondo il Calletti) che
per delitti a lui noti, per certa scienza, dichiarava mons. Andrea Bratti incapace di sostenere la dignità vescovile, ne scioglieva il clero dalla promessa obbedienza e lo privava dalle rendite del vescovado, tranne 600 scudi coi quali lo pensionava annualmente
H Baccarini aggiunge:
Al vescovo Bratti, nella sua dimora in Roma foron fatti pingui e lucrosi progetti per indurlo sotto riservate e scerete ragioni alla rinuncia di questa Chiesa forlivese, per cui molti dotti prelati, nonché valenti porporati lo consigliarono all'abdicazione e persino lo stesso Pontefice lo stimolò con forti ragioni a venire a questo passo, ma qualunque tentativo anche imponente usatogli fu trovato frustraneo ed mutile, perchè innocente.
* Ad onta di siffatta fermezza , continua lo storico forlivese, gli riuscì d'ottenere la libertà di partire da Roma per Firenze. Ebbe colà dal Governo granducale benigna accoglienza e personaggi ragguardevoli cercarono d'aiutarlo ad ottenere giustizia, ma invano. Dopo circa un anno di permanenza a Firenze, andò a Lugo ospite dei conti Rossi, e vi rimase oltre tre mesi.
Gli storici forlivesi notano che molti suoi antichi diocesani andarono a riverirlo. Infine partì da Lugo per Venezia fra commosse dimo­strazioni d'affetto , ci dice il Calletti, e dichiarando che finché vivesse, si sarebbe ritenuto il legittimo vescovo di Forlì Fu soltanto alla sua morte che si potè provvedere alla sede forlivese con un nuovo vescovo, mons. Stanislao Tomba Nel contempo la diocesi fu retta da vicarii.
Per quanto ben si comprenda come il Bratti dovesse riuscir odioso alla corrente imperante a Roma in quel tempo per le dottrine da lui professate, in adesione alle dichiarazioni gallicane del capitolo metro­politano di Parigi, sembra difficile che soltanto le sue colpe passate possano spiegare il trattamento così aspro fattogli a tanta distanza di tempo dal periodo napoleonico. Riesce fatto invece di pensare che il Bratti fosse inviso al partito reazionario per altri motivi: che egli fosse sospettato cioè di nutrire segretamente sentimenti favorevoli al movimento nazionale, ciò che potea far apparire pericoloso il lasciarlo nella sede di Forlì, in quella Romagna, nella quale covava sotto le ceneri, tanto fuoco rivoluzionario. Che egli li nutrisse è fuori dubbio, perchè risulta da ricordi famigliari, dei quali ho parlato di recènte