Rassegna storica del Risorgimento

PEPE GABRIELE
anno <1937>   pagina <1451>
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Per la raccòlta degli scritti di Gabriele Pepe 1451
forse (e le noie subite da Gabriele per la collaborazione sàFAntologia *> ammonivano) che i Buoi scritti potessero nuovamente incappare nelle cesoie dei censori.
Con la lettera sopra citata il Tabarrini pregava il Puccinelli d'infor­mare Raffaele Pepe degli accordi presi con l'editore fiorentino, per conforto della sua travagliata vecchiezza, per liberazione d'una promessa che già cominciava ad invecchiare a. E non occorre dire con quali e quante espressioni di gioia, di gratitudine, d'aniniirazione Raffaele ne ringraziasse il Puccinelli e gli altri buoni, ospitali, gentili Toscani, a nome suo e di tutti i parenti ed amici. Tutti aspettavano con ansia il compimento di sì nobile e pietoso ufficio verso l'ombra di sventurato straniero e dicevano con soddisfazione che Gabriele non era stato dimenticato.
Poi, il 26 novembre 1853, dovè il Puccinelli avvertire il povero vecchio che l'indugio a iniziare la stampa derivava dall'aspettativa della legge promessa e dal timore degli editori che qualche loro pubblicazione fosse a un tratto colpita dai censori. Non che si temesse , gli scriveva, che la scelta già fatta degli scritti di Gabriele e molto meno l'elogio oramai preparato 2) potessero incontrare censura per parte di chicches­sia, ma lo stampatore che aveva preso l'impegno della edizione ha voluto aspettare di conoscere questa legge prima di dar mano a nuova pubbli­cazione . Mortineatissimo di non potergli dire: i torchi sono in moto per l'amico Gabriele, aveva preferito serbar un lungo silenzio, nella lusinga che da un momento all'altro cessassero le cause dell'indugio.
Oltremodo riguardoso, un po' sfiduciato, rispose Raffaele Pepe il 19 marzo 1854, che quanto alla scelta degli scritti, alla biografia e
*) Vedi A. DE RUBERTIS, L* Antologia di G. P. Vimsseux, Foligno, Campi-telli, 1922.
2) Dubito che fosse già pronto. Ad ogni modo, trascrivo il giudìzio che su Gabriele Pepe diede Marco Tabarrini nel 1853 nella vita di Emanuele Repetti: Uomo di alti spiriti e di singolare dottrina, che aveva combattuto le guerre napoleoniche portando nella giberna Sallustio e Giulio Cesare, e cosi formandosi di buon'ora a quella severa educazione di intelletto e di costume, che diede al suo carattere un'austeri tu antica, ed ai suoi seri iti un'impronta classica ad un tempo e originale . M. TABARRINI, Vite e ricordi d'Italiani illustri del secolo XIX, Firenze, Barbèra, 1884, pp. 6 seg.
Quando Raffaele Pepe potè leggere l'elogio del Repetti, se uè rallegrò ed espresse, , anche a nome dei suoi, la più viva gratitudine per l'onorata memoria che vi si faceva di Gabriele, caratterizzandolo cosi veracemente intus et in cute . Aveva detto del Repelli: Oh fortunato che avesti di te chi cosi alto scrisse 1 . E aveva concluso sospirando: Tal fortuna è mancata al mio Gabriele, sventurato hi vita ed in morte! . Sperava tuttavia che sorgessero giorni più sereni, nei quali il Tabarrini potesse dire ancora qualche parola di Gabriele pur troppo desiderata . Lettera di Raffaele Pepa od 4ntonio Puccinelli del 7 luglio 1854.